La Russia di Zubarevich e la finestra per il “MADE WITH ITALY”

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“Stabile ma priva di reale crescita”. Con questa lapidaria sintesi, Natalia Zubarevich, stimata economista russa, fotografa la realtà del suo paese nel 2025. Un’istantanea che, per le PMI italiane occhieggianti l’internazionalizzazione, non rappresenta un monito, ma una mappa per individuare una rotta inaspettata. Perché in quella stagnazione forzata si cela un’opportunità da cogliere con un approccio innovativo: il “MADE WITH ITALY”. [https://www.youtube.com/watch?v=xAuRNE-fHTE]

Secondo l’analisi di Zubarevich, economista russa, la resilienza della Russia alle sanzioni ha un volto duplice. Da un lato, lo Stato tiene in piedi il sistema, pompando risorse nel settore militare e sostenendo i redditi di una fetta della popolazione. Dall’altro, questa stabilizzazione artificiale nasconde crepe profonde, la produzione industriale civile rallenta, l’alta inflazione erode il potere d’acquisto dei più deboli, i tassi d’interesse strozzano gli investimenti e la carenza di manodopera, aggravata da politiche anti-immigrazione, diventa un collo di bottiglia. Il tentativo di sostituire le importazioni europee con quelle cinesi, poi, si è rivelato un fallimento sul piano qualitativo. “Non ha generato innovazione né sviluppo tecnologico”, sottolinea Zubarevich. Pechino fornisce beni, spesso di gamma medio-bassa, ma non trasferisce know-how né alimenta una filiera produttiva avanzata. È proprio in questo vuoto (l’assenza di un’offerta di qualità e innovazione per l’economia civile) che l’Italia può inserirsi.

Entrare direttamente nel mercato russo è, allo stato attuale, precluso dalle sanzioni. Ma la strada non è sbarrata, è solo diventata più tortuosa. La strategia vincente per le PMI italiane passa per la triangolazione attraverso quei Paesi della regione che mantengono relazioni commerciali con Mosca, come Georgia, Kazakistan e Azerbaigian. In questi hub, le aziende italiane non dovranno puntare al semplice export di prodotto finito (“Made in Italy”). La scommessa è più audace e si chiama “MADE WITH ITALY”. Un modello di business che supera la logica della vendita per abbracciare quella della compartecipazione. Si tratta di creare joint venture con partner locali russi, trasferendo tecnologia, design, componenti di alta gamma e know-how manageriale per produrre beni e servizi direttamente in Russia o nelle nazioni limitrofe.

Pensate a una nostra eccellenza, un’azienda meccanica che produce macchinari straordinari. Oggi non può più venderli in Russia. Ma può venderne l’intelligenza. Cosa significa? Può fare un accordo con un partner locale: “Io ti fornisco i progetti, i componenti di alta gamma che nessuno qui sa produrre, il software e la formazione per i tuoi tecnici. Tu, qui in Kazakistan o in Armenia, assembli e commercializzi per il mercato russo.” Il cliente finale avrà tra le mani un prodotto nato da un’alleanza, con il cuore e il cervello italiano e il corpo locale. Un prodotto di cui si fida. O pensiamo al settore del design. Un’impresa del distretto del mobile può scegliere di non esportare una poltrona, ma di esportare la sua anima. Come? Licenziando il suo design, supervisionando la qualità della produzione affidata a un falegname russo, creando una linea “firmata Italia” ma prodotta in loco. È lo stesso principio che potrebbe applicarsi al food, esportare semilavorati o tecnologie di stagionatura per formaggi e salumi, che un partner russo finisce e commercializza, valorizzando l’origine del know-how.

Il punto è questo, l’economia russa descritta dalla Zubarevich è un malato che non ha bisogno solo di medicine, ma della cartella clinica e del metodo del miglior dottore. Noi possiamo essere quel dottore. Possiamo fornire i servizi digitali, i software gestionali, l’ingegneria di processo, la progettazione che mancano. Tutti servizi che, in gran parte, possono essere erogati a distanza o con piccole basi nei paesi “ponte” della regione. Caro imprenditore, la sfida non è più solo vendere un prodotto. È costruire una relazione. È far crescere la tua azienda non espandendo i confini fisici del tuo export, ma espandendo la sua influenza intellettuale. In una Russia affamata di qualità e autenticità, il “MADE WITH ITALY” non è un ripiego, è la scelta più intelligente. È il modo per restare sul mercato quando tutti credono che sia chiuso, trasformandosi da semplici fornitori in partner strategici indispensabili. Il semaforo per la Russia è rosso per le vecchie strade. Ma le strade laterali, quelle della collaborazione e dell’intelligenza condivisa, sono aperte alla circolazione. Sta a noi, ora, avere il coraggio di imboccarle.

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