La trappola del fare

È lunedì mattina in una PMI metalmeccanica della provincia lombarda. Il capo produzione riceve una telefonata: un cliente importante ha bisogno di una consegna extra entro 72 ore. Il titolare, con spirito di servizio e in mente il noto slogan “Il cliente è Re” decide di regolarsi di conseguenza.

Da’ indicazioni di interrompere un intervento di manutenzione programmata su un impianto, di spostare tecnologie e risorse da altri reparti, si lavora anche il sabato. L’ordine parte in tempo.

Due settimane dopo, però, lo stesso impianto su cui la manutenzione era stata programmata ma non realizzata, si blocca. Fermo produzione: 3 giorni. Pezzi mancanti. Ritardo su tutta la linea di produzione. Straordinari. Vengono fatte azioni di tamponamento utili ma non sufficienti a soddisfare le attività pianificate per vari clienti dell’azienda.

Il guadagno immediato si è trasformato in una perdita. E quel che sembrava un colpo da maestro diventa un boomerang.

Attività vs. risultati

Questo esempio non è un caso raro. Molte imprese, anche ben strutturate, confondono la performance di breve con la crescita reale, e si muovono solo in risposta a urgenze, emergenze e “cose da fare”.

Il rischio? Si lavora molto ma non si costruisce.

Il team è sempre affannato, ma non efficace. I problemi si ripresentano ciclicamente perché si rincorrono sintomi, non si curano le cause.

Serve un cambio di approccio.

La vera leadership lavora su due livelli

Per guidare un’impresa in modo solido, servono due piani d’azione distinti ma interdipendenti:

  1. Gestione operativa di breve termine, con controllo su costi, qualità, scadenze e imprevisti.
  2. Visione strategica di medio-lungo termine, con investimenti, scelte di posizionamento e crescita sostenibile.

Nelle PMI, spesso il primo piano assorbe il 90% del tempo. Il secondo resta nei “buoni propositi”, ma non entra in agenda.

Il punto è che se non si presidia la direzione, prima o poi anche l’operatività va fuori strada

Le scelte strategiche non danno soddisfazione immediata (ma impostano il futuro)

Fare manutenzione al momento giusto, anche se non “conviene” oggi.

Formare il personale, anche se non serve subito.

Rifiutare un ordine che non è profittevole, anche se aiuta a fare cassa.

Sviluppare competenze digitali prima ancora di installare nuovi software.

Tutte queste sono scelte che sembrano rinunce oggi, ma diventano vantaggi competitivi domani.

Ignorarle, invece, significa vivere in emergenza cronica.

L’imprenditore come guida e non solo come risolutore

Chi guida un’impresa non deve solo risolvere problemi. Deve anche dare senso, direzione e coraggio.

Una visione strategica serve a:

  • Evitare dispersioni di energia in iniziative fuori fuoco
  • Scegliere dove investire davvero
  • Coinvolgere i collaboratori in un percorso condiviso
  • Affrontare i cambiamenti senza resistenze paralizzanti

Il cambiamento, infatti, non si impone. Si costruisce coinvolgendo il team chiave. Spiegando, ascoltando, dando prospettiva.

Altrimenti, il pretesto “abbiamo sempre fatto così” torna a galla, bloccando anche le migliori idee.

La frase su cui riflettere

“La visione non è un lusso: è l’unica bussola nei momenti in cui l’operatività ti vorrebbe cieco” John P. Kotter (Harvard).

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