Lavoro, whistleblowing: per PMI un mese per adeguarsi. Legali “Rischio multe fino a 50.000 euro”

 Lavoro, whistleblowing: per PMI un mese per adeguarsi. Legali “Rischio multe fino a 50.000 euro”

Divenuta applicabile il 15 luglio scorso per le grandi imprese, la norma che tutela le persone che segnalano violazioni e illeciti all’interno di organizzazioni o enti a partire dal prossimo 17 dicembre sarà obbligatoria anche per le PMI. Una disposizione che andrà a tutelare tutti i lavoratori di imprese con meno di 250 dipendenti, che in Italia si stima siano oltre 160.000, per un fatturato che supera i 900 miliardi di euro e più di 4 milioni di soggetti impiegati (dati 2020/2021 Confindustria).

“Sarà fondamentale farsi trovare preparati alla scadenza dei termini – commenta Maria Hilda Schettino, avvocato dello studio multinazionale Rödl & Partner – per evitare sanzioni da parte dell’ANAC, l’autorità nazionale anticorruzione, che possono arrivare fino a 50.000 euro per non aver adottato le corrette misure di protezione previste dal cosiddetto Decreto Whistleblowing.”

Nel dettaglio, il Decreto – che entrerà in vigore da qui a un mese – prevede che debbano adeguarsi tutte le PMI che abbiano impiegato, nell’ultimo anno, almeno 50 lavoratori subordinati con contratti di lavoro a tempo indeterminato o determinato oppure che, indipendentemente dal numero di lavoratori, abbiano adottato un Modello Organizzativo ai sensi del D. Lgs. 231/2001, oppure operino in determinati settori, come servizi, prodotti e mercati finanziari, prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, tutela dell’ambiente e della sicurezza dei trasporti.

“Innanzitutto, le PMI dovranno istituire, previa consultazione con le rappresentanze sindacali, dei canali di segnalazione interna che possano garantire la riservatezza dell’identità del whistleblower, nonché dei facilitatori a lui collegati – sottolinea l’avv. Schettino di Rödl & Partner – I canali dovranno dare la possibilità di segnalare in forma scritta, orale o di persona, e potranno essere affidati a un soggetto o a un ufficio interno ma anche a un soggetto esterno, purché siano autonomi, dedicati e con personale specificamente formatoSarà, poi, necessario regolamentare con apposite policy sia le modalità di accesso e le condizioni per l’utilizzo dei canali interni (oltre che dei canali esterni), nonché le modalità di gestione delle segnalazioni ricevute. In ultimo – chiarisce l’avv. Schettino – le società dovranno svolgere una valutazione d’impatto privacy e adottare tutta una serie di misure per la gestione sicura della segnalazione in materia di protezione dei dati”.

Immagine di Freepik 

Partecipa alla discussione

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.