Nei prossimi tre mesi si gioca la partita più importante: il budget ipotizzato per quest’anno si trasformerà nei risultati attesi? Non è contabilità, è il cuore del mestiere di chi si occupa di business. L’“ossessione del budget” è la bussola per orientare scelte e comportamenti di chi guida l’azienda e di ogni persona che ci lavora.
Il punto non è fare tante cose. Il punto è fare le cose necessarie a raggiungere i risultati. E i risultati si misurano su quattro dimensioni: fatturato, margini, cash flow. E la soddisfazione di chi lavora con noi.
- Il fatturato dice se il mercato ci riconosce valore
- I margini raccontano se stiamo lavorando con disciplina e qualità
- Il cash flow è l’ossigeno che consente all’impresa di respirare e crescere
- La soddisfazione dei clienti e dei nostri collaboratori è la benzina del motore.
Il punto è che troppi imprenditori e manager finiscono per cadere nella trappola delle attività inerziali: riunioni infinite, to-do list di tante cose da fare, procedure che si autoalimentano. Si lavora per abitudine, senza domandarsi più il perché. Si confonde l’attività con il risultato.
La motivazione delle persone è il vero moltiplicatore
Nessun imprenditore ce la fa da solo. Adriano Olivetti ripeteva ai suoi manager che senza la motivazione autentica dei collaboratori non si va lontano. McKinsey, nel suo report “The State of Organizations” fa emergere che le aziende con leader capaci di collegare gli obiettivi a senso e motivazione delle persone hanno performance superiori fino al 30% in termini di Ebitda rispetto ai concorrenti. La motivazione, dunque, non è un “soft power”: è la struttura del business.
Cinque regole d’oro della leadership orientata ai risultati
- Parti dalla fine. Ogni azione deve rispondere a una domanda semplice: “Cosa voglio ottenere con questa azione?”.
- Chiediti sempre “perché”. Non basta avere una to-do list ben organizzata. Bisogna chiedersi continuamente il senso vero delle attività per decidere quello che facciamo per inerzia, ciò che conta davvero e quello che va eliminato.
- Condividi gli obiettivi. Le persone si motivano non perché ricevono istruzioni, ma perché vedono il legame tra il loro lavoro e il risultato.
- Semplifica e taglia. Troppi progetti, troppe priorità equivalgono a nessuna priorità. Ogni mese bisognerebbe eliminare qualcosa che non produce risultati.
- Fai un monitoraggio costante. Una buona leadership non si limita a fissare obiettivi. Verifica le tappe del percorso e corregge la rotta lungo la strada.
Le 10 “bucce di banana” dell’attività inerziale
Ma la realtà è che spesso scivoliamo su errori tanto comuni quanto pericolosi.
- Si confonde movimento con progresso. Fare tanto senza chiedersi perché.
- Seguire la to-do list come fosse il fine. Lo strumento diventa più importante del risultato.
- Dire “abbiamo sempre fatto così”. L’abitudine vince sulla logica.
- Non collegare attività ai numeri. Lavoro scollegato da fatturato, margini, cash flow e coinvolgimento delle persone.
- Aggiungere attività, mai togliere. Progetti e processi crescono come edera, soffocando ciò che conta.
- Non valutare l’andamento degli indicatori economici con regolarità. Si spera di “arrivare a fine anno” al meglio.
- Prestare attenzione al fatturato e dimenticare i margini. La crescita può diventare una trappola.
- Gestire il cash flow come un dettaglio amministrativo. In realtà, è la linfa vitale dell’impresa.
- Motivare con slogan, senza autenticità. Le persone sentono se sotto la forma delle parole non c’è sostanza.
- Perdere tempo a perfezionare ciò che serve a poco o nulla.
Da qui a dicembre ogni impresa ha una sola priorità: collegare azioni quotidiane ai risultati che si vogliono ottenere, liberandosi da ciò che magari è interessante, ma non essenziale.
La frase su cui riflettere
“Non c’è nulla di più inutile del fare con grande efficienza ciò che andrebbe totalmente eliminato”, Peter Drucker.
