Nell’economia globale, gli investimenti in asset intangibili sono cresciuti oltre tre volte più velocemente rispetto a quelli in asset tangibili. Tra il 2008 e il 2024, infatti, i primi hanno registrato un tasso annuo di crescita composto del 4,1% (nonostante solo il 39% venga inserito nelle statistiche ufficiali), raggiungendo un valore superiore ai 7 trilioni di dollari e sorpassando di ben 3,7 volte il CAGR dei secondi, che si è attestato intorno all’1,1%.
Ad affermarlo è il World Intangible Investment Highlights 2025[1], che evidenzia così una profonda trasformazione strutturale: i modelli tradizionali di creazione di valore, che si basano principalmente sul capitale fisico, sono ormai obsoleti e le imprese di maggior successo traggono oggi il loro vantaggio competitivo da risorse intangibili. Tra queste, nel 2022 a fare da padrone è stato il capitale organizzativo, che ha rappresentato il 30% degli investimenti intangibili globali, seguito da ricerca e sviluppo (22%), software e banche dati (18%), marchi (15%) e design (10%). Segnali che l’economia della conoscenza è ormai il motore della competitività internazionale.
Mudra, l’advisory company che ridefinisce il concetto stesso di consulenza strategica, interpreta questa evoluzione con la filosofia delle “Tre i”: Intangibles, Interactions, Impact. Un metodo di advisory che mette al centro le risorse immateriali delle imprese, dai saperi organizzativi alle relazioni, fino alla capacità di misurare l’impatto economico e sociale, riconoscendo il ruolo centrale degli asset intangibili nel determinare il successo a lungo termine di un’impresa.
Il modello delle “Tre i”: Intangibles, Interactions, Impact
Il modello delle “Tre i” è un approccio che va oltre la semplice gestione dei bilanci per trasformare know-how, reputazione e capitale umano in autentici asset strategici. Alla base, tre diverse linee guida: identificare e valorizzare gli intangibili nascosti; costruire campi di interazione tra aziende, stakeholder e comunità; e misurare l’impatto in termini di benessere professionale e personale.
Nel dettaglio, la prima “i” riguarda quindi gli Intangibles, con l’obiettivo di individuare, incrementare e capitalizzare il valore nascosto delle aziende, che spesso non compare nei bilanci tradizionali. È il caso di asset cruciali come il capitale umano, il know-how, la reputazione del marchio e l’efficienza dei processi, considerati da Mudra la vera e propria fonte di valore duraturo nel tempo.
La seconda “i” è invece dedicata alle Interactions. In un mondo interconnesso, è fondamentale superare il concetto di ecosistema tradizionale per concentrarsi sulla creazione di “Interaction Field”, ossia campi di interazione mirati: spazi che generano valore condiviso non solo tra l’azienda e i suoi stakeholder, ma anche con le comunità e le persone, promuovendo una crescita che beneficia tutti gli attori coinvolti.
Infine, la terza “i” rappresenta l’Impact: il successo di un’azienda non può essere misurato unicamente con indicatori finanziari come l’EBIT. Per questo è fondamentale misurare l’impatto delle azioni anche in termini di benessere professionale e personale di tutte le risorse coinvolte. In questa visione, i ricavi non sono un obiettivo fine a sé stesso, ma la diretta conseguenza di un operato corretto e basato su valori solidi.
Il caso Daldoss e il successo del modello delle “Tre i”
La prova concreta dell’efficacia della filosofia delle “Tre i” è il caso di Daldoss Elevetronic, storica azienda manifatturiera che Mudra ha accompagnato in una fase di criticità.
Grazie all’analisi di Mudra, l’azienda ha identificato problematiche di natura intangibile che stavano erodendo la crescita in modo silenzioso, a partire da un significativo disallineamento tra la percezione interna, secondo cui i prodotti erano ormai obsoleti, e la realtà del mercato, che continuava a premiare la tecnologia idraulica offerta per l’ottimo rapporto tra costi e benefici. A livello organizzativo, era necessaria una completa revisione delle politiche di gestione del personale e un cambio di marcia rispetto alle modalità operative e di monitoraggio del dato e dell’informazione tra reparti.
Per risolvere le problematiche, Mudra ha creato nuovi campi di interazione, a partire dall’implementazione di un CRM per far circolare le informazioni, trasformando lo storico delle relazioni in un patrimonio aziendale accessibile. A questo si sono affiancati l’inserimento di nuove figure apicali, la revisione dell’organigramma e del funzionigramma, la definizione di ownership chiare e la creazione di nuovo dipartimento che facesse da ponte tra l’ufficio tecnico e quello vendite. Infine, attraverso l’avvicinamento degli uffici italiani ed esteri, è stata promossa una preziosa “contaminazione” informativa.
L’impatto di questo approccio, misurato attraverso KPI specifici legati al modello a Business Outcome di Mudra, è stato profondo e immediato. “Lavorando sugli intangibili, abbiamo fatto emergere valore nascosto, ridefinito i campi di interazione e misurato l’impatto con il nostro modello Business Outcome”, spiega Carlotta Silvestrini, fondatrice e Co-CEO di Mudra (nella foto in alto). “Già nel primo anno, il 2022, Daldoss ha registrato risultati impressionanti: un incremento del 23% dei ricavi, un aumento del 284% dell’EBT e una crescita del 249% dell’utile netto. È la dimostrazione che gli asset immateriali, se gestiti correttamente, non solo rafforzano la resilienza, ma generano risultati tangibili e duraturi”.