L’export dei Distretti piemontesi cresce dal 2021: oltre 3 miliardi nel primo trimestre dell’anno

 L’export dei Distretti piemontesi cresce dal 2021: oltre 3 miliardi nel primo trimestre dell’anno
  • Il Monitor dei Distretti del Piemonte, elaborato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, rileva una crescita ininterrotta dei distretti industriali piemontesi a partire dal 2021
  • Nel primo trimestre 2023 l’export distrettuale in Piemonte è stato pari a 3,1 miliardi di euro, con un aumento dell’11,9 rispetto al primo trimestre 2022: meglio della media nazionale del +7,1%
  • Riparte il Sistema moda e prosegue la crescita di Meccanica e Agroalimentare
  • Per il Direttore regionale Stefano Cappellari: “Sono numeri che rappresentano bene la capacità competitiva delle imprese distrettuali, che va sostenuta rafforzando le filiere e con investimenti in innovazione e per l’autonomia energetica

Nel primo trimestre 2023 l’export dei distretti piemontesi è stato pari a 3,1 miliardi di euro, con un aumento dell’11,9%, rispetto al primo trimestre 2022. Un risultato – come rileva il Monitor periodico elaborato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolomigliore della media nazionale (+7,1%). I distretti industriali piemontesi sono in crescita continua dal primo trimestre del 2021.

Nei primi tre mesi di quest’anno, le esportazioni sono aumentate sia verso i nuovi mercati (+14,8%), trainati da Cina, Turchia, Romania e Hong Kong, sia verso i mercati maturi (+10,6%), con Francia, Germania, Irlanda, Regno Unito, Giappone e Belgio in testa. Tra i 25 principali sbocchi commerciali delle esportazioni distrettuali piemontesi si rilevano contrazioni dell’export solo verso Russia, Canada, Polonia, Svizzera, Austria e Spagna.

Dall’analisi per singolo distretto emerge un quadro positivo: 11 distretti su 12 sono in crescita rispetto al primo trimestre 2022.

I dati evidenziano una netta ripartenza per i distretti del sistema moda piemontese, in crescita del 22% rispetto al primo trimestre 2022  (Oreficeria di Valenza +24,4% e Tessile di Biella +20,2%). Risultano in aumento dell’11,1% anche le esportazioni della meccanica distrettuale piemontese (Macchine utensili e robot industriali di Torino +30,5%; Macchine tessili di Biella +22,1%, Frigoriferi industriali di Casale Monferrato +12,1% e Rubinetteria e valvolame di Cusio-Valsesia +0,8%) e del 5,8% le esportazioni dei distretti agro-alimentari piemontesi (Riso di Vercelli +28,4%, Caffè, confetterie e cioccolato torinese +9,3%, Vini delle Langhe, Roero e Monferrato +4,4%, Nocciola e frutta piemontese +2,2% e Dolci di Alba e Cuneo +1,2%).

I Poli tecnologici piemontesi hanno invece chiuso il primo trimestre 2023 in calo del 39,9%, fortemente condizionati dall’andamento del Polo aerospaziale del Piemonte (-63,1%, a causa della contrazione dell’export verso il Kuwait), mentre il Polo ICT di Torino ha totalizzato un +16,6%.

Sefano Cappellari, Direttore regionale Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo, commenta: “Le imprese distrettuali sono la migliore espressione della capacità competitiva del Piemonte. L’aspetto ulteriormente positivo è che i distretti sono sistemi aperti, capaci di attrarre nel loro circolo virtuoso altre imprese. In questo risultano determinanti i rapporti di filiera, che Intesa Sanpaolo sostiene con un progetto dedicato, a livello regionale esteso a 84 filiere per un giro d’affari di quasi 10 miliardi di euro e 4.000 fornitori coinvolti.                       Importante guardare avanti con investimenti in innovazione e per l’autonomia energetica – aggiunge -. Sebbene la situzione si stia normalizzando, la transizione energetica non è più una scelta procrastinabile. Il nostro Gruppo ha attivato un sistema di iniziative sia finanziarie che di supporto, in partnership con altri soggetti pubblici e privati. Abbiamo messo a disposizione 76 miliardi di euro per gli investimenti e attivato una linea di finanziamento SLoan Cer a cui si può abbinare la Garanzia green di Sace con un’agevolazione sul tasso di interesse e con un’ulteriore premialità nel caso in cui l’impresa destini parte dell’energia prodotta e non consumata alla Comunità energetica rinnovabile (CER)”.

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