Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna regine dell’export made in Italy

 Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna regine dell’export made in Italy

Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono le regine dell’export italiano: vantano infatti più della metà delle imprese esportatrici tricolore e complessivamente il valore delle loro vendite all’estero è pari al 55% del totale Italia.

Solo la Campania, tra le regioni meridionali, tallona il gruppo di testa guidato dal Nord e dal Centro, andando a posizionarsi al 6° per numero di imprese esportatrici e all’8° per valore delle vendite estere.

La graduatoria per regioni delle esportazioni italiane è contenuta nell’indagine del Centro studi Tagliacarne/Unioncamere, diffusa oggi in occasione dell’incontro “Il digitale a supporto dell’export”, organizzato da Dintec, Promos Italia e InfoCamere al Connext di Milano.

Il digitale sta diventando sempre di più uno strumento indispensabile per l’internazionalizzazione delle imprese ed accorciare i divari tra il Nord e il Sud del Paese”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Le Camere di commercio sono impegnate quotidianamente per preparare le imprese in questi due percorsi, tra loro fortemente interconnessi. Sul fronte dell’internazionalizzazione, hanno aiutato oltre 10mila aziende in un anno con voucher, strumenti digitali e il rilascio di oltre un milione di documenti per l’export. Per aiutare le aziende a cogliere la sfida del digitale, la rete del Punti impresa digitale presenti in tutte le Camere di commercio ha coinvolto in quattro anni più di 400 mila imprenditori con iniziative di informazione, formazione e assistenza su 4.0, realizzando 40mila assessment”.

Va alla Lombardia il primato per maggior numero di imprese che esportano: 37.740, pari al 30,6% del totale nazionale. A seguire il Veneto con oltre 16 mila aziende (13,1%) e l’Emilia-Romagna con più 12 mila (10%). In termini di valore di merce esportata, alle spalle della Lombardia (con più di 65,7 miliardi di euro nel primo semestre 2021, pari al 26,6% del totale nazionale), l’Emilia-Romagna (con 35,2 miliardi; 14,3%) “ruba” il posto al Veneto (33,9 miliardi; 13,8%).

Il minor numero di imprese che vendono all’estero si trova invece in Valle d’Aosta, Molise e la Basilicata, mentre in termini di valore dell’export l’ultimo posto è occupato dalla Calabria, preceduta dalla Valle d’Aosta e dal Molise.

Considerando invece l’incidenza delle imprese esportatrici sul totale regionale la classifica cambia leggermente: ai primi posti si collocano comunque Lombardia (4,8%) e Veneto (4,3%), seguite però dalla Toscana (3,9%) e dalle Marche (3,6%).

L’export italiano comunque in questi mesi sta marciando a pieno ritmo: secondo le stime SACE, in termini di valore le vendite all’estero di beni cresceranno quest’anno dell’11,3%, consentendo all’Italia di mantenere invariata la propria quota di mercato mondiale anche nel 2021. I primi riscontri di questa buona performance del nostro Paese sono già emersi nel primo semestre dell’anno, quando le vendite oltreconfine sono cresciute ad un ritmo del +23,2%, per lo più in ragione della domanda internazionale di mezzi di trasporto (+36,3%), metalli (+35,2%), prodotti petroliferi raffinati (+34,4%), apparecchi elettrici (+31,4%).

Il commercio internazionale accelera le prospettive di ripresa dell’attività produttiva: le imprese che prevedono di recuperare quanto perso nel 2020 si attestano al 54%, quota che cresce al 58% se l’impresa esporta.

Export e digitale rappresentano oggi sempre di più un binomio indissolubile e vincente. L’analisi di Unioncamere e Tagliacarne mostra infatti che il 20% delle imprese esportatrici investe nelle tecnologie 4.0 (la quota per le imprese che non esportano è pari all’8%), puntando ad una maggiore efficienza interna (88%) e maggiore competitività (82%) anche sui mercati esteri.  Inoltre, tra le imprese che hanno investito nella transizione digitale tra il 2015 e il 2020 (il 65,2% secondo la rilevazione), buona parte ha puntato su strumenti utili anche ai fini delle esportazioni: “Big data per analizzare i mercati” (passati dal 16,7% del 2015-2019 al 27,4% del 2020), ma soprattutto “Digital marketing”, passati dal 24,4% del pre-covid al 39,9%.

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