Lotta agli illeciti bancari

 Lotta agli illeciti bancari

Il rapporto tra banche e imprese in Italia, da sempre problematico, si è aggravato in questi anni di crisi. Le imprese lamentano una crescente difficoltà a farsi finanziare dagli istituti di credito che, a loro volta, denunciano l’aggravarsi delle loro sofferenze.
A complicare questa già critica situazione, negli ultimi anni sta emergendo da molte cause giudiziarie e conseguenti sentenze che molti istituti bancari hanno praticato usura sui loro clienti.
Soprattutto le piccole e medie aziende in difficoltà economica sono vittime di questa pratica contra legem e si è scatenata la reazione di chi è rimasto vittima di tali soprusi.
Di questo scottante problema abbiamo parlato con Giovanni Pastore, responsabile dei rapporti con i media per SDL Centrostudi, una società bresciana specializzata nella ricerca delle anomalie finanziarie.

In cosa consistono gli illeciti bancari contro i quali opera SDL Centrostudi?
«Le banche, in buona sostanza, aggirano il Codice civile. La legge stabilisce che tutto quello che il cliente restituisce alle banche, in aggiunta al capitale prestato, costituisce interesse, salvo le tasse dovute allo Stato. Ogni tre mesi la Banca d’Italia stabilisce il tasso massimo d’interesse, chiamato anche “tasso soglia”, che le banche possono applicare ai loro clienti, quando questi chiedono un mutuo o un prestito. Quando il tasso soglia viene superato, la banca commette usura e i clienti possono richiedere la restituzione dei soldi per vie legali. Gli istituti di credito, invece, suddividono tale somma complessiva in interessi (e solo su questa voce pretendono di parametrare il tasso di usura), commissioni, spese e altro. Se i conti correnti delle aziende vengono analizzati con il software sviluppato da SDL Centrostudi – che tiene conto delle norme del Codice civile e non del regolamento della Banca d’Italia – gran parte di questi conti risultano gravati da usura secondo quanto previsto dalla normativa vigente in tema di usura automatica (art. 644, c.3 codice penale), usura (art. 2 L. 108/96) e anatocismo. Se gli interessi superano il tasso soglia dell’usura la banca commette un reato perseguibile anche penalmente, se questi interessi sono leggermente inferiori al tasso soglia, si ricade nella specifica forma di usura descritta dalla seconda parte del terzo comma dell’art. 644 c.p.: sono usurari gli interessi, anche se inferiori al limite stabilito dalla legge che rispetto al tasso medio praticato per operazioni similari, risultano comunque sproporzionati rispetto alle prestazioni di denaro…, quando chi li ha dati o promessi si trova in condizioni di difficoltà economica o finanziaria».

Quanti conti correnti avete analizzato finora e qual è stato il risultato?
«Finora SDL Centrostudi ha analizzato circa 100 mila prodotti finanziari in mano alle aziende, divisi grosso modo in 70 mila conti correnti e 30 mila tra mutui, leasing ecc. Quello che colpisce è che nel 75-80% di questi conti correnti è stata rilevata usura penale o usura civile. Non si tratta, dunque, di un fenomeno limitato a qualche azienda in crisi, a imprenditori che non sono capaci di rapportarsi finanziariamente con le banche, ma è un fenomeno diffuso, capillare, esercitato praticamente da quasi tutto il sistema bancario nei confronti della piccola, media e medio-grande imprenditoria italiana».

Quali tipologie di aziende risultano essere maggiormente a rischio?
«Praticamente tutti i tipi di aziende sono a rischio. Ci sono poi dei settori in cui il rischio è maggiormente concentrato. Ad esempio, non esiste impresa del settore immobiliare-edile dove a oggi non si riscontri questo tipo di fenomeno. Direi, comunque, che è diffuso praticamente in tutta la piccola e media industria».

Qual è il metodo applicato da Sdl per individuare gli illeciti?
«SDL Centrostudi ha creato un software – certificato a livello universitario – programmato sulla base dei tassi-soglia trimestre per trimestre. Il software analizza i dati del conto corrente e fornisce un’analisi che viene poi puntualmente confermata quando il cliente decide di andare in perizia effettuata da periti accreditati presso i Tribunali. A gennaio 2013 c’è stata una sentenza della Corte di Cassazione, la 350 del 2013, in cui viene chiarito definitivamente che si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti. La conseguenza è che la sentenza della Corte di Cassazione n. 350/2013 permette il recupero integrale degli interessi pagati sui mutui, quando tassi superano la soglia di usura nonché il blocco delle procedure giudiziali. Si considera la nullità della clausola contrattuale. La medesima sentenza ha altresì provveduto a specificare che si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge, a qualunque titolo convenuti, e quindi anche a titolo di interessi moratori. Pertanto per verificare se il tasso praticato dalla banca sul mutuo è usurario, si devono conteggiare anche gli interessi di mora. Poi a febbraio la Corte d’Appello di Venezia ha emesso, sulla base della sentenza della cassazione di cui sopra, un’altra sentenza nella quale sostiene che, per analogia, lo stesso concetto va esteso ai leasing e ai conti correnti. Anche nel caso di mutui e leasing salta fuori uno spaccato impressionante della realtà italiana: l’80% dei mutui e il 90% dei leasing in base alla nostra analisi risultano essere gravati da usura contrattualizzata, ciò vuol dire che nel contratto sono inserite norme in base alle quali la banca può praticare usura al contraente».

In termini di costi e di tempo, qual è l’impegno che un’azienda deve sostenere per recuperare i suoi soldi?
«La prima fase della nostra attività, durante la quale effettuiamo un check-up della situazione bancaria dell’azienda, è gratuita. Terminata questa prima fase di check-up gratuito, solitamente il nostro consulente si reca nell’azienda e con i titolari realizza quella che noi chiamiamo un’analisi strategica della situazione. Studiamo le esposizioni sui conti correnti, sui mutui, sui leasing collegandole con i dati emersi dal nostro check up, dopodiché il cliente, avendo finalmente una visione sinottica della sua realtà aziendale, è in grado di decidere se, dove, quando e come procedere al recupero di ciò che gli è stato tolto. A questo punto, se il cliente decide, su quei conti correnti, su quei mutui, su quei leasing su cui ha intenzione di andare al recupero del maltolto, viene fatta una perizia. Solo in questo momento il cliente paga l’attività peritale di SDL Centrostudi».

Le pmi possono prevenire il rischio di subire illeciti bancari?
«SDL Centrostudi offre anche servizi di bank controller, di pianificazione economico-finanziaria dell’azienda. Utilizzando tale servizio il cliente può evitare di subire nuovamente un illecito bancario. Da una parte, quindi, aiuta le aziende a riprendersi il maltolto, dall’altra parte da ai clienti strumenti che li aiutano a evitare il ripetersi di queste situazioni».

Le pmi dovrebbero investire in termini di «cultura finanziaria», cioè esiste tra gli imprenditori una carenza di competenze specifiche in questa materia?
«Diciamo che esiste un’asimmetria informativa, un’asimmetria di conoscenze, sulla base della quale la banca si fa forte nei confronti dell’imprenditore. Proprio per questo, i fondatori di SDL Centrostudi hanno costituito la Fondazione SDL per la tutela dei soggetti d’impresa dai rischi aziendali derivanti da una gestione inefficiente, dalle difficoltà di rilancio economico, dalla cattiva conduzione delle attività ordinarie, dalla esposizione al sovraindebitamento, dalla soggezione alle vessazioni e agli approfittamenti da parte di ambienti finanziari e creditizi, dal ricorso all’usura e alle altre forme illegali, illecite di indebitamento».

Il sistema italiano presenta una particolare criticità nel rapporto tra banche e imprese? Solo da noi si verificano con questa frequenza i problemi che lei citava?
«La particolarità del made in Italy è data proprio dalla creatività di tanti piccoli e medi imprenditori che con coraggio si buttano sul mercato, aprono aziende, creano prodotti nuovi che poi ci fanno conoscere in tutto il mondo. In Italia la piccola e media industria ha un peso molto superiore rispetto a quello che ha negli altri Paesi. Questa piccola e media industria si è sempre finanziata tramite le banche, anche per la carenza di strumenti alternativi di finanziamento, che in altri Paesi si sono sviluppati maggiormente. In quasi tutti i Paesi, il tasso di usura si calcola aggiungendo una percentuale al tasso medio praticato dalle banche. Anche in Italia il tasso di usura cosiddetto penale è dato dal tasso medio praticato dalle banche più un 25%, però solo in Italia si aggiungono altri 4 punti percentuali. In Italia, dunque, esiste certamente una carenza di strumenti alternativi al finanziamento bancario, ma la vera anomalia è che il tasso oltre il quale si crea una situazione di usura è oggettivamente superiore a quello che c’è negli altri Paesi d’Europa».

Risolvere tale anomalia, aiutando le imprese a finanziare le proprie attività, ci potrebbe aiutare a uscire dalla crisi nella quale ci dibattiamo da anni?
«Certo. Molte aziende in questo momento stanno lavorando soltanto il 30-40% degli ordini che potrebbero raccogliere perché non riescono a finanziare gli anticipi necessari per la produzione. Le aziende italiane nel mondo sono apprezzate, i prodotti italiani sono apprezzati, però se le aziende raccolgono gli ordini ma non riescono a finanziarne la produzione la ripresa non ci sarà mai».

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