Mezzogiorno a luci e ombre: PMI resilienti su fatturato e MOL. Peggiora il clima di business, nel 2022 in Puglia perso il 13,7% delle imprese

 Mezzogiorno a luci e ombre: PMI resilienti su fatturato e MOL. Peggiora il clima di business, nel 2022 in Puglia perso il 13,7% delle imprese

È stato presentato ieri il focus territoriale Mezzogiorno-Puglia del Rapporto Regionale PMI 2022 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit. Si tratta di un approfondimento sulla performance delle PMI pugliesi e del Mezzogiorno che ha l’obiettivo di stimolare un confronto con i vari stakeholder pubblici e privati sulle proposte di policy.

Il Rapporto Regionale PMI 2022 analizza gli andamenti e le prospettive delle 160 mila società italiane che – impiegando tra 10 e 249 addetti e con un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro – rientrano nella definizione europea di piccola e media impresa, e generano un valore aggiunto complessivo pari a 204 miliardi di euro. Lo studio tiene conto del perdurare del conflitto russo-ucraino e della persistenza dei rincari sul mercato delle materie prime.

Nell’evento che si è tenuto a Bari, realizzato in collaborazione con Confindustria Puglia, è emerso come la tendenza in atto sia un aumento dei divari tra Mezzogiorno e resto del Paese, cui sembra aggiungersi una nuova divergenza tra Italia e resto d’Europa.

L’indicatore più importante che evidenzia questa doppia divergenza è il PIL pro capite (dati Eurostat, confronto 2008 – 2021, valori nominali). L’Italia, nonostante nel periodo considerato veda crescere i valori di tale indicatore, sperimenta un impoverimento relativo rispetto agli altri paesi europei, tanto da raggiungere nel 2021 valori inferiori alla media europea. Eurostat calcola per il 2021 un PIL pro-capite per l’Italia di 30.100 euro, inferiore al valore medio europeo (32.400 euro). Divergenze importanti e crescenti persistono tra le macroaree: 37,3mila euro nel Nord-Ovest, 35,8mila euro nel Nord-Est, 31,1mila euro al Centro, 20,2mila euro al Sud e 19,3mila nelle Isole. La Puglia fa registrare un valore di PIL pro-capite pari a 19,9 mila euro.

La politica di coesione costituisce uno degli argini a questa doppia deriva, anche se purtroppo sembra essere meno efficace del suo potenziale. Ma è dall’utilizzo efficiente ed efficace delle risorse della coesione che passa molto del futuro dei nostri territori.

Tra politica di coesione europea e nazionale, per il periodo di programmazione 2014 – 2020l’Italia ha potuto contare su 126 mld di euro. Di questi solo il 59% è stato impegnato, mentre le spese rendicontate ammontano a 43 mld, il 34%. Per i prossimi anni le principali risorse disponibili per gli investimenti saranno proprio quelle europee: PNRR e Coesione, che dovranno essere progettate e implementate in maniera sinergica, preservando però allo stesso tempo le allocazioni territoriali stabilite.

In questo scenario, che mostra un preoccupante aumento dei divari, il settore produttivo delle PMI mostra una resilienza importante. Le stime realizzate da Cerved evidenziano, infatti, che anche nel 2022 prosegue il trend di crescita del fatturato e Mol delle piccole e medie imprese. I fatturati reali, al netto dell’inflazione, crescono del 2,4% a livello nazionale e del 2,1% nel Mezzogiorno e in Puglia.  Lo stesso dicasi per il Mol (+2,9%), che registra un aumento più marcato nelle regioni del Sud (+3,7%) e in Puglia (+3,2%).

Gli effetti del peggioramento della congiuntura, invece, si sono manifestati in modo più immediato su redditività netta e utili: il ROE delle PMI del Mezzogiorno risulta in calo di quasi un punto (dal 13,0% al 12,2%), contro una media Italia di 0,6 (dal 12% all’11,4%). In forte aumento anche la quota di PMI che nel 2022 chiudono il bilancio in perdita (dal 9,4% al 25,4% nel Mezzogiorno).

L’analisi della demografia di impresa fa registrare un peggioramento del clima di business e una sorta di inversione di tendenza rispetto alla stabilizzazione osservata negli ultimi anni. In particolare, i tassi di natalità nel 2022 risultano in flessione del 10,6% rispetto al 2021 (-10 mila nuove imprese in meno). A livello territoriale, il Mezzogiorno risulta l’area geografica più colpita (-13,2%), con la Puglia al 13,7%.

Il trend delle abitudini di pagamento delle PMI evidenzia anch’esso un peggioramento, con la quota di fatture non saldate che ritorna a crescere negli ultimi mesi del 2022. A dicembre 2022 la percentuale di mancati pagamenti è del 29,4% a livello nazionale, con il Mezzogiorno al 39,5% e la Puglia al 39,6%. In aumento anche il rischio prospettico delle PMI, misurato attraverso il Cerved Group Score: nello scenario più pessimistico la quota di PMI in classe di rischio potrebbero passare dall’8,2% al 9,0% a livello nazionale, con un impatto più rilevante nel Mezzogiorno (dal 10,3% all’11,6%) e in Puglia (dal 9,4% al 10,5%).

I saluti introduttivi sono stati affidati a Vito Grassi e Sergio Fontana.

“La frattura economica e sociale su scala territoriale rappresenta un freno alla crescita economica complessiva, per il Mezzogiorno e per il Centro-Nord. Per riuscire a colmare i divari che caratterizzano il nostro Paese, l’efficace attuazione del PNRR e il rilancio della Politica di coesione rappresentano quindi una sfida cruciale per l’Italia, sia in termini di opportunità di crescita, sia in termini di credibilità verso l’Unione Europea – ha affermato Vito Grassi, Vicepresidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le politiche di Coesione territoriale. Confindustria sta facendo la propria parte nel fornire proposte e contributi, come nelle recenti occasioni di confronto con il Ministro Fitto, che ha illustrato l’idea del Governo di integrare PNRR e politica di coesione. L’ipotesi di una rimodulazione, pur condivisibile nella sua ratio, – avverte Grassi – dovrà tener conto dei criteri di allocazione territoriale e dell’obiettivo prioritario che Pnrr e Fondi Coesione si prefiggono, vale a dire di ridurre i divari (anche) territoriali e riallineare il Mezzogiorno su un sentiero di crescita nazionale”.

“Le nostre imprese hanno saputo mantenere un loro dinamismo in uno dei periodi storici più complessi degli ultimi anni, nonostante la pandemia, il conflitto russo ucraino e le complicazioni sorte a causa del caro energia. Nei prossimi mesi auspichiamo una ripresa più sostenuta e duratura che si potrà consolidare grazie all’impatto che verrà dagli investimenti finanziati dal Piano europeo così come dai fondi di coesione per i quali ribadisco la necessità e l’urgenza che vengano assegnati alle Regioni in ritardo di sviluppo e in grado di spenderli bene. Per la Puglia c’è l’opportunità di spendere un miliardo e mezzo di nuovi investimenti. Sono fiducioso che il nostro Stato e la Puglia saranno in grado di non perdere questa occasione”. Così Sergio Fontana, Presidente di Confindustria Puglia.

Alla tavola rotonda sono intervenuti Emanuele Orsini, Andrea Mignanelli e Remo Taricani.

“Le imprese italiane stanno affrontando un nuovo scenario di complessità e incertezza, caratterizzato dal repentino rialzo dei tassi, che preoccupa le imprese e ne peggiora la situazione finanziaria già appesantita dall’ampio ricorso al debito necessario per rispondere alla pandemia e al caro energia e materie prime – ha rilevato Emanuele Orsini, Vicepresidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco. In questo sce­na­rio è essenziale sostenere i nuo­vi in­ve­sti­men­ti delle imprese, in particolare delle PMI, che sono determinanti, insieme a quelli pubblici, per affrontare da protagonisti le transizioni epocali in atto e per colmare i divari di sviluppo dell’Italia, così da promuovere competitività e crescita non solo del Mezzogiorno, ma di tutto il Paese. Per questo – ha aggiunto Orsini – servono interventi tesi a sostenere la liquidità e favorirne l’accesso a strumenti di finanza alternativa. Vanno sfruttate appieno le leve strategiche rappresentate dalla politica di coesione e dal PNRR, e si deve puntare su una ri­for­ma fiscale che fa­vo­ri­sca gli investimenti, preservando le misure agevolative efficaci oggi esistenti, a partire dai crediti d’imposta 4.0 e da quelli per il Mezzogiorno e le ZES”.

“In uno scenario economico caratterizzato da sfide strutturali e nuove incertezze, è fondamentale intervenire nei processi strategici con decisioni data-driven – ha detto Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved – Per spingere il Paese verso la trasformazione digitale e sostenibile, Cerved mette a disposizione algoritmi e modelli decisionali basati su un patrimonio unico di dati, scoring e analytics.”

Infine, Remo Taricani, Deputy Head di UniCredit Italia ha spiegato: “Dal rapporto emerge come le imprese del Mezzogiorno mostrano una certa resilienza, ma sono quelle che rischiano di subire maggiormente gli effetti dell’attuale scenario geopolitico e dei rincari dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, oggi per le imprese del Sud ci sono anche numerose opportunità da cogliere. Le banche in questo scenario giocano un ruolo rilevante per il sostegno all’economia. Noi, come UniCredit, vogliamo continuare a supportare i territori e a porci come interlocutore a sostegno del sistema produttivo locale”.

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