Osservatorio Pulse – TeamEQ Ottobre 2020: i nostri team durante il COVID-19? Dal disagio del lockdown siamo passati alle angosce e alle sfide di un presente tutt’altro che sereno

 Osservatorio Pulse – TeamEQ Ottobre 2020: i nostri team durante il COVID-19? Dal disagio del lockdown siamo passati alle angosce e alle sfide di un presente tutt’altro che sereno

TeamEQ, la piattaforma online di Team Analytics e Team intelligence nata nel 2016 tra Milano, Silicon Valley e Barcellona, ha pubblicato oggi i risultati del suo Osservatorio Pulse    ottobre 2020 sul sentiment dei team di lavoro misurato su nove parametri chiave che spaziano da fiducia a benessere, passando per motivazione di team, conflittualità, motivazione personale, coinvolgimento, efficacia ecc. Sono 176 mila i dati analizzati su tutto il 2020 forniti da un campione significativo di 2.153 utenti distribuiti sull’intero territorio italiano e operanti i tutti i settori economici. Le parole chiave che descrivono il “polso della situazione attuale” sono: stanchezza, cambiamento delle priorità, paura del futuro e saturazione. Indicatori di uno choc post-trauma ancora lontano dalla metabolizzazione. Una nuova leadership molto piu’ empatica è necessaria come chiave di svolta, fondata sullo smart-working ben gestito.

L’energia dei team di lavoro è ai minimi termini

Finito il lockdown l’estate è bastata a rigenerare gli animi? Decisamente no. La valutazione media di tutte le variabili chiave della qualità della dimensione professionale sia a livello di team, sia a livello personale ha subito un calo del 9% rispetto al rientro delle vacanze del 2019. Con punte dell’11% per quanto riguarda la motivazione personale e del 10% rispetto alla soddisfazione personale. Se questi dati a prima vista non sono così drammatici, lo diventano quando paragonati alle rilevazioni durante il lockdown, quando, ad esempio, la motivazione era scesa solo del 5% e la soddisfazione complessiva del 3%. La situazione è ancora più accentuata e preoccupante tra i Millenials. “Durante l’emergenza, ha evidenziato Francesca Gabetti, Co-Founder e CEO di TeamEQ, “aziende e team hanno reagito sostenendosi a vicenda al limite dell’impossibile, ma senza davvero metabolizzare il trauma degli avvenimenti. Ad oggi, la mancanza di una prospettiva e di chiarezza dei nuovi scenari lavorativi genera insicurezza. Per colmare il gap, i team fanno squadra, incoraggiandosi. È necessario più ascolto continuo e sostegno emotivo di manager e aziende”.

Il sistema delle priorità è alla ricerca di un diverso equilibrio per colmare un profondo senso di sfiducia

Alcuni parametri introdotti all’inizio della pandemia per valutarne l’impatto diretto sulle dinamiche relazionali del lavoro sono in caduta libera. La fiducia nel futuro, nelle valutazioni, è calata del 15%, la resilienza delle squadre del 14% e il coinvolgimento emotivo con il team ha registrato una caduta del 24% in termini di priorità. Anche le aspettative di crescita professionale risultano decisamente meno prioritarie. Se l’imperativo della fase emergenziale era il “tenere duro”, oggi è sostituito da una crisi valoriale costellata da un senso di “fatalistica provvisorietà”.

Una nuova leadership emotiva e lo “smart working” (davvero) intelligente: due fari nell’oscurità

Gli Italiani, forse tra le popolazioni più legate alla tradizione del lavoro “in presenza”, sembrano aver fatto di necessità virtù. Lo smart working, in una scala di priorità da uno a sette ha ottenuto un punteggio di 5,7 posizionandosi in vetta e scalzando di gran lunga la crescita professionale (-21%), incontrastata priorità del passato. Lo “shift” verso questa nuova modalità di concepire il lavoro all’insegna del work-life balance e “per obiettivi” ha ottenuto un rapido consenso da oltre il 60% della popolazione sondata. Non solo: Il 30% ha addirittura riconosciuto nello smart working un sentimento di crescita professionale. “La pandemia ha sicuramente fatto maturare un nuovo senso delle priorità sia a livello personale, sia a livello di team”, ha commentato Paola Mazzocchi, Country Manager Italia di TeamEQ. “Da una parte team e aziende sono state infatti obbligate ad abbandonare paradigmi organizzativi obsoleti e inefficienti per abbracciare ecosistemi più fluidi e produttivi. Dall’altra gli individui hanno affrontato una situazione in cui la dimensione professionale e quella personale non potevano più assumere ordini gerarchici, seppur variabili, ma dovevano giocoforza integrarsi in una armonica complementarietà. Complementarietà che, in questo momento si ripresenta emotivamente ancora più provante rispetto a quanto vissuto durante il lockdown, che da necessaria diventa indispensabile per il benessere delle persone e delle organizzazioni”.

Cambiamenti? Quelli vissuti nei mesi scorsi non sono abbastanza?

Aziende, team e individui rispetto agli effetti deflagranti di pandemia e lockdown sembrano vivere con fatica l’introduzione di nuovi cambiamenti, seppur evolutivi, nel loro quotidiano lavorativo, il cui apprezzamento è sceso del 18%. Ancora una volta la sensazione del “limite raggiunto” è molto forte. Sembrerebbe non esserci più spazio emotivo per nuovi elementi di complessità.

Concludendo…

“L’analisi condotta”, precisa Paola Mazzocchi, “rivela come i team e gli individui facciano ancora fatica a interiorizzare la consapevolezza che il mondo è cambiato davvero e per sempre. D’altra parte basti pensare che la parola d’ordine degli ultimi mesi è stata la nuova normalità come baluardo di speranza e, allo stesso tempo, ultimo tentativo di appiglio allo status quo. È naturalmente un atteggiamento difensivo e comprensibile. Il rischio è che questa illusione, per altro neppure così confortante, impedisca la costruzione di un paradigma nuovo e cristallizzi l’attesa di un passato prossimo che non arriverà mai”. “La pandemia”, conclude Francesca Gabetti, “di fatto è stata un acceleratore di cambiamenti socioeconomici comunque inderogabili. Il rischio quindi non è il non ritorno alla normalità, ma che l’impatto traumatico, anche a livello psicofisico e quindi emotivo del COVID 19, una volta passata la tempesta del virus ponga un freno alla costruzione di una consapevole prospettiva verso un paradigma più efficiente e sostenibile a prescindere”.

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