Pandemia, Welfare aziendale e PMI: come l’emergenza sanitaria ha agevolato un cambiamento epocale

 Pandemia, Welfare aziendale e PMI: come l’emergenza sanitaria ha agevolato un cambiamento epocale

Nel corso dell’anno appena trascorso Generali Italia, in collaborazione con Confartigianato, ha condotto un’indagine prendendo in esame 6.000 PMI tra le più quotate nella lista del rapporto Welfare Index PMI 2021, cercando di comprendere quali siano le iniziative che hanno permesso di fronteggiare questa pandemia a livello di welfare aziendale.

Poco meno del 2% delle aziende prese in esame sono state inserite nell’albo d’oro con il rating 5W.

In questa analisi di Generali Italia sono state considerate un numero ridotto di aziende, ma sono ben 130.000 le PMI che hanno adottato politiche di welfare aziendale in Italia, escludendo le microimprese con meno di 10 dipendenti.

Ciò che è possibile desumere dal Report di Generali Italia è che la dimensione dell’impresa è direttamente correlata con la possibilità di realizzazione di piani di welfare. In generale quindi, più l’azienda è grande e più essa si cura del benessere dei dipendenti.

La nota più significativa sta nel fatto che, a distanza di 6 anni dalla prima edizione del Welfare Index PMI, le imprese con un livello di welfare elevato sono più che raddoppiate, passando dal 10 al 21% del campione esaminato.

Il nuovo modello di analisi Welfare Index PMI e le misure nel dettaglio

I parametri attraverso cui sono state scelte queste imprese sono il numero di iniziative intraprese, grado di coinvolgimento dei lavoratori, l’impegno nella tutela dei diritti e delle diversità, la responsabilità verso fornitori e consumatori.

La quasi totalità delle aziende ha intrapreso un doveroso processo di riorganizzazione del lavoro in smart working per evitare contatti tra i lavoratori, senza tralasciare i sussidi economici e la tutela della salute degli stessi.

Ad esempio, è stata aumentata la flessibilità oraria: quasi un’azienda su tre ha fornito questa opzione ai dipendenti.

Un’azienda su due si è fatta carico dei costi dei tamponi e test sierologici, per evitare di far gravare sulle famiglie dei lavoratori la spesa.

Anche la formazione professionale a distanza, tramite corsi e webinar, ha visto un incremento rispetto agli anni precedenti.

Tutte queste misure non sono semplicemente legate alla situazione emergenziale che stiamo vivendo: il 43% delle aziende intende confermare le stesse iniziative anche in futuro, indipendentemente dalla pandemia.

I dipendenti interessati si dicono pienamente soddisfatti: a detta delle imprese analizzate, ben l’88% degli intervistati ha espresso un parere positivo/eccellente rispetto alle politiche di welfare.

Le aziende premiate da Confartigianato

Vediamo insieme le tre aziende più virtuose.

Al terzo posto troviamo Dario Rino, produttore di succhi artigianali a Verona.

Questa realtà dispone di un frutteto e un orto aziendale a disposizione dei dipendenti, per promuovere uno stile di vita sano e sostenibile.
Hanno programmato la costruzione di un parco aziendale con relativo percorso della salute.

L’azienda garantisce flessibilità ai suoi lavoratori e, in collaborazione con l’Università di Verona, offre stage ed è attiva nel volontariato.

Inel Elettronica si è aggiudicata il secondo posto nonostante le sue dimensioni non siano rilevanti numericamente in termini di risorse umane (fonte: LinkedIn).

L’azienda, situata in provincia di Vicenza, si occupa di automazioni industriali offrendo ai suoi dipendenti flessibilità, possibilità di conciliare attività professionale e vita familiare oltre a corsi di formazione dedicati alle giovani menti più brillanti.

Il primo posto è stato assegnato a Galvanica Sata Srl, azienda in provincia di Brescia che si occupa di lavorazioni superficiali dei metalli, che nonostante la pandemia ha aiutato i lavoratori offrendo loro bonus economici, sostegno per la maternità, training per la crescita professionale dei giovani e controlli sanitari gratuiti per i dipendenti.

Inoltre, ha posto particolare attenzione anche al terzo settore e in particolare alle iniziative di volontariato.

Queste 3 aziende assieme a tutte le altre che hanno intrapreso iniziative di welfare, hanno adottato queste misure perché tengono particolarmente a migliorare la soddisfazione dei lavoratori e ad avere un contesto lavorativo sereno.

Gli obiettivi di carattere economico-gestionale e quelli di comunicazione legati alla responsabilità dell’impresa (brand reputation) vengono in secondo piano, stando ai dati.

Gli effetti di tali iniziative in termini di welfare aziendale trovano quindi espressione nel breve termine, ma esprimono miglioramenti significativi anche nel lungo periodo, a detta di circa il 30% degli intervistati. A testimonianza di ciò vi è anche un’altra considerazione da tenere presente, ovvero che l’imprenditore medio non riesce a ritagliarsi il tempo necessario ad approfondire determinati aspetti legati agli incentivi alle aziende che “premiano” i dipendenti (e per ora tralasciamo l’argomento produttività).

Approfondire in prima persona la fiscalità e le norme relative a piani di welfare, dal momento che l’imprenditore stesso viene chiamato per forza di cose a ricoprire di frequente anche altri ruoli, diventa sempre più complicato. Proprio per questo è necessario affidarsi ad un consulente serio e preparato, che possa prendere tempo per analizzare una situazione aziendale specifica e comprendere dove è necessario intervenire per implementare delle azioni di welfare che consentano di diminuire il cuneo fiscale, sia per il titolare che per i dipendenti.

Photo by Nelly Antoniadou on Unsplash

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