Permangono le difficoltà di accesso al credito per le pmi nonostante la ripresa economica

 Permangono le difficoltà di accesso al credito per le pmi nonostante la ripresa economica

ocse

[dropcap]L[/dropcap]e pmi e gli imprenditori sono attori cruciali per una crescita economica sostenibile e inclusiva, secondo l’OCSE. Tuttavia, le molte difficoltà che pmi e nuove imprese incontrano, in particolare nell’accesso al credito, ne limitano la capacità di contribuire all’innovazione, alla crescita e all’occupazione.

Lo Scoreboard OCSE 2014 su Finanziamento delle pmi e degli imprenditori rileva come nel 2012 le pmi abbiano affrontato la doppia sfida posta da una ripresa economica disomogenea e da un progressivo disimpegno finanziario da parte del settore bancario. La stagnazione della crescita e della domanda si è tradotta, in molti paesi, in un declino dei profitti delle pmi e in una riduzione dei finanziamenti. Al contempo, il settore bancario ha continuato nel processo di contrazione della leva finanziaria cominciato subito dopo la crisi globale. Nei paesi colpiti dalla crisi del debito sovrano, i limiti patrimoniali hanno comportato una riduzione del credito disponibile per l’intero sistema bancario, con un impatto particolarmente forte sulle pmi, dovuto alla loro maggiore dipendenza dal credito bancario rispetto alle imprese di grandi dimensioni.

L’analisi degli indicatori finanziari di 31 paesi nel periodo 2007-12 dimostra come, in molti casi, l’allentamento monetario non abbia determinato un aumento del flusso creditizio dalle istituzioni finanziarie verso il settore privato, specialmente le pmi. Al contrario, nel 2012, subito dopo la fragile ripresa del 2010-11, lo stock dei prestiti è diminuito in alcuni paesi. Anche nelle economie emergenti, dove si era registrato un aumento sostanziale del credito nel 2010-11, il ritmo di espansione creditizia è rallentato. Le pmi, inoltre, hanno dovuto affrontare condizioni più stringenti nell’accesso al credito rispetto alle grandi imprese, attraverso tassi d’interessi più alti, scadenze più brevi e maggiore incidenza delle garanzie richieste. Tali elementi evidenziano una accresciuta avversione al rischio da parte delle banche.

Nel 2012, gli investimenti in capitale proprio sono tornati sui livelli pre-crisi in 15 dei 26 paesi per i quali i dati sono disponibili, anche quale effetto di politiche pubbliche mirate. Tuttavia i prestiti bancari continuano a essere la fonte di finanziamento più comune per molte pmi, comprese quelle ad alto tasso di innovazione e crescita.

Il rapporto mostra come i ritardi nei pagamenti abbiano contribuito alle restrizioni di cassa, e come il numero di imprese insolventi rimanga alto in molti paesi. Rilevanti incrementi nel numero di imprese fallite, in alcuni casi nell’ordine del 30%-40%,  sono stati osservati nei paesi colpiti dalla crisi del debito sovrano.

Attraverso indicatori comparabili, il rapporto OCSE colma una lacuna di lunga data nei dati necessari al monitoraggio delle condizioni di accesso al credito delle PMI. Pubblicato annualmente, lo studio mira a migliorare la comprensione dei bisogni specifici delle pmi nell’accesso al credito, sostenere l’ideazione e la valutazione di politiche adeguate e monitorare le implicazioni delle riforme del settore bancario sull’accesso ai finanzianti per le piccole imprese. Il rapporto, inoltre, fornisce profili dettagliati della situazione del finanziamento alle pmi nei 31 paesi analizzati, e un capitolo tematico dedicato agli strumenti alternativi di finanziamento alle pmi con un focus speciale sul finanziamento mezzanino.

I paesi analizzati nello studio includono: Austria, Belgio, Canada, Cile, Colombia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Israele, Italia, Corea, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Russia, Serbia, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Tailandia, Turchia, Regno Unito e stati Uniti.

Il rapporto è stato presentato a Roma nel corso di un evento organizzato dall’OCSE in collaborazione con il Ministero per lo sviluppo economico e Confindustria.

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