PMI e Covid-19, l’urlo silenzioso dei numeri

 PMI e Covid-19, l’urlo silenzioso dei numeri

Siamo tutti consapevoli, che quasi tre mesi di lockdown hanno permesso di salvare il sistema sanitario dal collasso e quindi la vita di molti cittadini.

La chiusura delle fabbriche però non è andata di pari passo con un vero e proprio “Piano Marshall” per impedire che la “guerra” al virus si abbatta sulle imprese e i posti di lavoro.

A pochi giorni, dalla “Fase 2”, dobbiamo ripartire in sicurezza e accelerare la ripresa economica fronteggiando una delle peggiori crisi che l’Italia abbia mai affrontato.

Non so se le istituzioni abbiano compreso pienamente la portata dell’emergenza; per ora i dati economici urlano senza sonoro e sono inascoltati.

Non si sta facendo abbastanza.

Gli imprenditori si trovano, infatti, di fronte a DPCM che gestiscono chiusure o aperture senza conoscere il sistema produttivo o provvedimenti che regolamentano la mobilità delle persone senza differenziare zone e lavoratori.

Ora più che mai è venuto il momento di ascoltare l’urlo dei numeri con cui le PMI stanno facendo i conti.

Cifre che gli imprenditori stanno cercando di combattere per garantire la tenuta dell’azienda.

Perché se le aziende chiudono, se ne vanno anche i posti di lavoro.

Le nostre imprese associate, stanno registrando perdite di fatturato di oltre il 70% e, ad oggi, abbiamo già richieste di cassa integrazione da oltre 500 imprese per circa 10.000 lavoratori. Il 90% di queste sta anticipando il dovuto ai lavoratori per non lasciare le famiglie senza reddito, ma devono fare i conti con i ritardi nei pagamenti e gli insoluti, che innescano una spirale negativa senza uscita.

Da un’indagine effettuata su un campione della nostra base associativa è emerso che gli imprenditori sono molto preoccupati: il 26,3% per la tenuta dell’azienda e la garanzia dell’occupazione dei dipendenti – un timore che supera le paure relative alla salute propria e dei familiari (20%) – altri per il futuro incerto (15%) o per i mancati pagamenti dei clienti (12,8%).

In questo scenario, dunque, è indispensabile agire subito, con azioni fattive e concrete, per assicurare la sopravvivenza delle piccole e medie realtà manifatturiere che, da sempre, garantiscono l’occupazione.

Al Governo Nazionale e al Governatore della Lombardia chiedo quindi, in occasione del Primo Maggio – della festa del lavoro -, di ascoltare noi imprenditori, di agire, velocemente, eliminando la burocrazia, di investire sulle imprese con sostegni a fondo perduto, di pagare gli arretrati per le forniture e i servizi alla PA, di restituire l’IVA dovuta, di non chiedere alle imprese di indebitarsi ulteriormente solo per pagare le tasse, di comprare solo made in Italy e di dare avvio alle grandi opere.

E una domanda: perché nella task force di esperti del Governo non ci sono imprenditori o imprenditrici?

Vi chiediamo di credere nel fare impresa. Gli imprenditori sanno costruire il futuro delle aziende e delle loro famiglie “allargate” composte dai lavoratori.

E voi? Volete darcene l’opportunità?

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