PMI Flash: malgrado l’ascesa record dei prezzi, accelera la crescita dell’eurozona con il rilancio della domanda che compensa un settore manifatturiero vicino allo stallo
Ad aprile, la crescita economica dell’eurozona è accelerata grazie al rilancio del settore terziario, che beneficiando dall’allentamento delle restrizioni anti Covid-19 ha contribuito a compensare una produzione manifatturiera vicina allo stallo. Anche le assunzioni sono aumentate e le previsioni di attività per i prossimi 12 mesi si sono risollevate dai minimi in 17 mesi di marzo. La fiducia ha tuttavia mantenuto ritmi attenuati rispetto ai valori standard a causa delle preoccupazioni generate dalla guerra in Ucraina, dei prezzi in aumento e degli effetti pandemici a lungo termine che hanno continuato a frenare l’ottimismo, soprattutto nel settore manifatturiero. I prezzi di acquisto di aprile di beni e servizi sono nel frattempo aumentati a ritmi senza precedenti segnando un altro incremento quasi record dei costi sostenuti dalle aziende, suggerendo che l’inflazione salirà ancora.
Dalla lettura dei dati preliminari ‘flash’*, l’Indice principale PMI® S&P Global Composito dell’Eurozona è salito ad aprile a 55.8 da 54.9 di marzo, segnalando il più forte tasso di espansione da settembre. Similmente, la crescita dei nuovi ordini è accelerata mostrando un rilancio delle condizioni della domanda, nonostante abbia segnato il secondo mese consecutivo di calo delle esportazioni di beni e servizi.
Le tendenze di crescita dei settori hanno indicato ritmi molto diversi. L’attività economica terziaria è aumentata al tasso più veloce da agosto grazie al calo dei contagi da Covid-19 e l’associato allentamento delle restrizioni. Secondo l’Indice S&P Global di Contenimento del Covid- 19, aprile ha indicato la riduzione delle misure anti pandemiche al valore minore dall’inizio della pandemia. Sostenuto dalla ripresa della domanda, anche il flusso dei nuovi ordini ricevuti dai servizi ha indicato il più rapido aumento da agosto. Questo rialzo è stato guidato dal boom dell’attività turistica e ricreativa che ha indicato un’impennata senza precedenti.
Al contrario, la crescita della produzione manifatturiera di aprile è diminuita quasi allo stallo, registrando l’espansione minore dal secondo trimestre 2020, ovvero da inizio pandemia. Il settore auto è stato particolarmente colpito indicando un calo netto ed elevato della produzione, e comunque anche tutti gli altri principali settori produttivi, tranne quelli dei beni tecnologici, hanno riportato espansioni più lente, stagnazioni o vere e proprie contrazioni.
Molte aziende hanno segnalato una frenata della produzione dovuta alle attuali difficoltà degli approvvigionamenti, con aprile che ha indicato diffusi allungamenti dei tempi di consegna. I disagi legati alla guerra in Ucraina e le nuove chiusure anti pandemiche in Cina hanno aggravato le difficoltà già esistenti sulla catena di distribuzione.
In aggiunta, l’indagine ha rilevato anche un raffreddamento della domanda manifatturiera. I nuovi ordini di beni hanno infatti indicato l’aumento più debole da giugno 2020, registrando un incremento solo modesto. Il calo degli ordini è stato imputato all’impennata dei prezzi, alla pressione sul costo della vita e ai segnali di una maggiore avversione al rischio dovuta al conflitto russo-ucraino, ma anche allo spostamento della spesa su attività pertinenti al settore terziario.
Anche all’interno dell’eurozona le tendenze produttive sono state diverse. In Germania la crescita è rallentata ai minimi in tre mesi, con la prima contrazione manifatturiera da giugno 2020 che ha controbilanciato la più rapida accelerazione dell’espansione del settore terziario da agosto. In Francia invece, si è registrata la crescita più rapida da gennaio 2018, con un incremento modesto della produzione manifatturiera unito alla più forte impennata dell’attività terziaria da inizio 2018.
La crescita è accelerata anche nel resto dell’eurozona, segnando il valore più alto in cinque mesi grazie alla migliorata prestazione del terziario.
L’occupazione ha indicato l’incremento più elevato in cinque mesi, con le assunzioni frenate in molte aziende dalla carenza di personale, spesso dovuta alla pandemia.
L’incidenza dei disagi dell’offerta di manodopera, unita alla carenza di materie prime, si sono tradotte in lavoro inevaso che ha continuato ad aumentare a tasso forte nel mese di aprile. Se il manifatturiero ha registrato il minore aumento delle commesse in giacenza, l’accumulo di commesse inevase del terziario ha toccato il valore più alto da luglio scorso.
I disagi degli approvvigionamenti hanno aggiunto nuove pressioni al rialzo sui prezzi. Sebbene l’inflazione dei prezzi di acquisto si sia leggermente indebolita, l’aumento è stato il secondo più alto dal 1998, quando i dati comparabili sono stati per la prima volta disponibili, con alla guida il nuovo valore record tedesco. Le aziende, oltre a menzionare l’aumento del prezzo delle materie prime, hanno anche citato i rincari energetici e del costo del lavoro.
I costi maggiori sono stati trasferiti sui clienti, generando il più alto rialzo dei prezzi di vendita di beni e servizi mai registrato prima dall’indagine, indicando una netta accelerazione rispetto al record assoluto di marzo. Sia per i beni che per i servizi si sono registrati nuovi tassi record di inflazione.
Nonostante le crescenti pressioni inflazionistiche, i disagi sulla catena di rifornimento e la guerra in Ucraina, le proiezioni ottimistiche per i prossimi dodici mesi sono leggermente migliorate rispetto a marzo, restando però più cupe rispetto all’inizio dell’anno. Il miglioramento delle aspettative è stato guidato dal settore terziario e rispecchia principalmente la speranza di maggiori spinte di crescita dovute al risveglio della domanda post-pandemica. Se l’ottimismo è aumentato anche nel manifatturiero, le prospettive del settore sono rimaste più cupe rispetto ai due anni passati.
Il commento
Commentando i dati PMI Flash, Chris Williamson, Chief Business Economist presso la IHS Markit, ha dichiarato: “I dati di aprile hanno osservato una ripresa dell’economia dell’eurozona a due velocità. Il manifatturiero ha riportato una fase di quasi-stallo dovuta agli attuali problemi sulla fornitura, all’incremento dei prezzi e all’evidente impatto dell’avversione al rischio sulla spesa provocata dalla guerra. I dati di aprile hanno inoltre mostrato un settore manifatturiero in sofferenza per il trasferimento della domanda dai beni verso i servizi dovuto all’allentamento delle restrizioni pandemiche, indicando in particolare un aumento record della spesa in attività quali viaggi e attività ricreative. Fattore comune ad entrambi settori è stata l’ennesima crescita della pressione dei costi guidata dall’impennata dei costi energetici e delle materie prime, così come quelli salariali. I prezzi medi applicati per beni e servizi di aprile sono aumentati ad un tasso senza precedenti. Gli incrementi sono stati a loro volta trasferiti ai clienti, riportando preoccupanti segnali di un possibile aggravamento delle pressioni inflazionistiche. L’eurozona ha quindi iniziato il secondo trimestre su un piano migliore di quello previsto, confondendo le unanimi aspettative di un rallentamento. La debolezza del settore manifatturiero rappresenta però la preoccupazione maggiore poiché mostra un’economia che non lavora a pieno regime. Allo stesso modo, il sempre crescente costo della vita suggerisce che la crescita del settore dei servizi potrebbe rallentare drasticamente allo svanire dell’euforia iniziale della riapertura delle economie. I responsabili delle politiche decisionali potrebbero tuttavia adottare un atteggiamento più aggressivo, rispecchiando la persistenza di pressioni inflazionistiche senza precedenti, in un momento di crescita forte e incoraggiante dell’economia.”