PMI Italiane: la scarsa diversificazione delle fonti di finanziamento frena la crescita

«L’assenza di adeguata flessibilità finanziaria ha sinora contribuito a frenare la crescita», afferma Simone Mirani, Associate Director di CRIF Ratings. «La mancanza di una stabile componente di debito a lungo termine, come ad esempio lo strumento obbligazionario, aumenta la dipendenza dal sistema bancario e limita la capacità di implementare i piani di investimento, indebolendo le prospettive di crescita e il posizionamento competitivo nel lungo termine», continua l’analista.
Sulla base dell’analisi condotta da CRIF, nel decennio 2006-2015 le strategie di finanziamento di gran parte delle PMI italiane non hanno subito significative variazioni, rimanendo fortemente legate al canale bancario. Solo un numero ristretto di aziende, meno del 6%, ha diversificato le proprie fonti di finanziamento rivolgendosi al mercato dei capitali.
A fine 2015, sul campione analizzato l’incidenza delle obbligazioni sul totale dei debiti finanziari era pari al 4,1%, in lieve crescita rispetto al 3% del 2006. CRIF Ratings anticipa un lento e graduale aumento della componente obbligazionaria, fino al 5% a fine 2016. Resta preponderante il peso dei finanziamenti bancari, stabilmente attorno al 90% dei debiti finanziari. «Nell’attuale quadro di incertezza che caratterizza il sistema bancario domestico, l’estrema dipendenza delle PMI italiane dal canale bancario potrebbe avere un effetto negativo sulle aziende che non hanno adeguatamente diversificato le proprie fonti di finanziamento e sulla loro capacità di finanziare investimenti e ciclo produttivo» – aggiunge Mirani.
L’analisi di CRIF evidenzia che le aziende che hanno diversificato con l’uso dello strumento di debito obbligazionario hanno registrato nel quadriennio 2012-2015 una crescita media annua (CAGR) dei ricavi dell’1,6%, un risultato più che doppio rispetto allo 0,7% rilevato per le aziende senza obbligazioni e nettamente superiore al modesto aumento del PIL italiano (+0,3% medio nel periodo in esame).
La scarsa diffusione di strumenti di debito a medio-lungo termine alternativi ai tradizionali finanziamenti bancari si riflette negativamente anche sul profilo di liquidità delle PMI italiane, che resta complessivamente debole. Circa metà delle aziende analizzate presenta a fine 2015 un rapporto tra cassa e debiti finanziari a breve termine inferiore al 50%. “In queste condizioni è difficile cogliere pienamente le opportunità di crescita che il mercato propone; basti pensare alle esigenze di cassa che richiede un’acquisizione o la realizzazione di un nuovo impianto produttivo” chiude Mirani. Non a caso, per l’Agenzia di rating anche il livello di liquidità si pone come spartiacque tra le diverse performance di crescita: nel periodo 2012-2015 il fatturato è aumentato mediamente dell’1,4% annuo (CAGR) per le imprese con un solido profilo di liquidità, circa il doppio rispetto alle società con un profilo più vulnerabile.
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