Pubblicato il report completo sull’impatto dei Business Angel italiani nel 2022

 Pubblicato il report completo sull’impatto dei Business Angel italiani nel 2022

Social Innovation Monitor (SIM), team di ricerca con base operativa al Politecnico di Torino, ha presentato i risultati della ricerca sull’impatto dei Business Angel italiani 2022. La ricerca è stata svolta con la collaborazione di Angels4Impact (A4I), Angels for Women (A4W), BusinessAngels.Network, Club degli Investitori, Doorway, Fondazione Giacomo Brodolini, Italian Angels for Growth (IAG), Instilla, Lifegate Way, Molten Rock e Social Innovation Teams (SIT).

Lo studio ha identificato ben 1505 Business Angel nel nostro Paese, di cui il 57% è iscritto a un Business Angel Group o a un BAN. Della totalità dei Business Angel identificati, il 68% opera in Italia Settentrionale. L’area meridionale e quella insulare rappresentano, invece, le zone in cui opera il minor numero di Business Angel.

Sulla base del campione analizzato, si stima che i Business Angel italiani abbiano investito circa 93,3M € nel solo 2021. In media, nello stesso anno ogni Business Angel ha investito in 3 organizzazioni. In particolare, le analisi condotte hanno evidenziato che la maggior parte dei Business Angel italiani sono classificabili come “Beginner Angel”, vale a dire investitori che hanno investito in al più 10 organizzazioni, mentre il 35% è classificabile come “Experienced Angel”, investitori con oltre 10 organizzazioni nel proprio portafoglio.

SIM ha poi distinto i Business Angel in “passive” e “active”. Questi ultimi sono coloro che, oltre all’investimento finanziario, offrono dei servizi aggiuntivi alle startup in cui investono. Tra i servizi più diffusi sono stati rilevati: ”supporto nello sviluppo di relazioni – networking’’ e ‘’sviluppo del modello di business”.

Come sottolineato dalla Professoressa Elisa Ughetto, co-direttrice scientifica della ricerca e docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino, «la nostra ricerca conferma che i Business Angel possono giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’innovazione all’interno del nostro ecosistema. Tali investitori, infatti, rappresentano un importante sostegno per lo sviluppo di giovani startup, aiutandole attivamente nella gestione e nella costruzione di basi solide per il loro sviluppo. Per tutti questi motivi, inoltre, l’angel investing è da considerarsi anche come una risorsa del nostro Paese nell’affrontare le varie sfide economiche attuali».

Dalla ricerca emerge anche che molti Business Angel italiani investono mossi non solo da ragioni finanziarie, ma anche sociali: più della metà dei Business Angel che hanno risposto alla survey (il 56%) ha dichiarato, infatti, di supportare anche organizzazioni a significativo impatto sociale.

«Gli investimenti legati all’impact investing stanno aumentando in misura significativa. Con questa ricerca continuiamo a evidenziare che anche tra i Business Angel vi è un numero sempre maggiore di investitori e investitrici che scelgono di impegnarsi nel supporto di startup che uniscono alla ricerca del profitto il perseguimento di un significativo impatto sociale o ambientale. Diversi di questi investitori per la presenza di questo impatto accettano anche la possibilità di ritorni finanziari minori» ha commentato il Professore Paolo Landoni, co-direttore scientifico della ricerca.

La ricerca evidenzia infatti che l’84% dei Business Angel che operano nell’ambito dell’impact investing, è un Impact First Angel, cioè dichiara di investire in settori sottocapitalizzati o di accettare ritorni economici inferiori a quelli di mercato a favore di ritorni maggiori in termini di impatto sociale.

Il Report contiene poi un approfondimento sull’angel investing al femminile. Tale fenomeno si rivela ancora giovane nel nostro ecosistema, tuttavia il suo potenziale contributo è significativo. Ad esempio, una delle interessanti evidenze emerse dallo studio mostra che le Business Angel guardano al mondo dell’angel investing con sempre maggiore attenzione. Inoltre, esse potrebbero costituire una chiave di svolta per incentivare l’imprenditorialità al femminile nel nostro Paese.

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