Qualche spunto sanremese per valutare le nostre aziende

 Qualche spunto sanremese per valutare le nostre aziende

“Due vite” di Marco Mengoni ha vinto il 73° Festival della Canzone Italiana, conclusosi sabato 11 febbraio, seguito in classifica da Lazza e Mr. Rain.

Al di là della gara canora e delle consuete polemiche che hanno animato Sanremo, è possibile “rileggere” la kermesse in chiave aziendalistica per coglierne degli spunti e delle riflessioni utili a chi lavora nelle imprese – tanto a chi occupa posizioni manageriali che imprenditoriali – e ai professionisti nell’ottica di una misurazione periodica del valore aziendale?

L’importanza di creare valore ma anche di farlo percepire all’esterno fra gli stakeholders

Chiara Ferragni con il siparietto organizzato con Amadeus – discutibile e che può essere piaciuto o non piaciuto – ha portato al Festival il tema dell’importanza di avere followers. Si crea un profilo sui social per fare in modo che altri utenti decidano di seguire i nostri contenuti e i nostri aggiornamenti social.

Si tratta – perlomeno nei social professionali come Linkedln – di un following unidirezionale: non è importante che si ricambi l’interesse verso la persona che ci segue. È importante che il follower veda i nostri contenuti o – riprendendo il contesto aziendale – che si interessi ai prodotti e ai servizi che noi o la nostra azienda rivolgiamo sul mercato.

Per un’azienda non conta solo saper creare valore in un orizzonte di medio-lungo termine. È importante anche saperlo diffondere, farlo percepire ai vari stakeholders che devono credere che al prezzo pagato per un bene o un servizio corrisponda un’utilità ben maggiore o, perlomeno, pari a quanto pagato.

È importante in tale prospettiva comunicare all’esterno la propria vision, al fine di rendere partecipi i vari stakeholders della direzione che stiamo seguendo.

L’importanza di saper “mettere insieme” diverse generazioni

Sanremo 2023 è stata una kermesse che, sin dalle presentazioni iniziali, ha puntato a mettere insieme i gusti di differenti generazioni al fine di creare un prodotto che piacesse a tutti. E che funzionasse in termini di gradimento collettivo e auditel – al di là di altri giudizi su quanto è successo al festival in alcuni momenti.

Nel contesto delle Pmi e degli studi professionali lo sforzo di far coesistere in modo complementare e proficuo le differenti generazioni non è una consuetudine molto praticata in Italia: il passaggio generazionale rimane molte volte un tema rimandato.

Ciò porta in primo luogo a una maggiore rischiosità aziendale in un orizzonte di medio-lungo termine. Ma porta anche ad un ridimensionamento delle performance delle Pmi e degli studi professionali che, rinunciando all’apporto innovativo e dinamico delle nuove generazioni, di fatto limitano il processo di creazione di valore o, nei casi più eclatanti, arrivano addirittura a comprometterne le condizioni di esistenza future.

L’importanza della valorizzazione degli stakeholders, in ottica Esg

Blanco che distrugge l’addobbo floreale sul palco dell’Ariston. È un’immagine forte che tutti noi abbiamo visto. In questa sede non ci interessa dare una spiegazione a quel gesto (l’autore si è del resto scusato) né ipotizzare quali sarebbero (o non sarebbero) le conseguenze più giuste per un simile comportamento.

I fiori distrutti rappresentano in ogni caso un segno di mancanza di rispetto (voluta o non voluta, questa è stata la percezione all’esterno) verso chi ha contribuito a “confezionare” il prodotto-Sanremo, verso alcuni dei suoi stakeholders.

Nell’ottica di apprezzamento del valore creato o distrutto da ogni azienda occorre ragionare non solo in termini di profittabilità creata nel singolo esercizio. Serve capire se l’azienda è per il futuro friendly-esg, altrimenti vi sarà un impatto negativo in termini di valore.

L’importanza della valorizzazione di un equilibrio fra tradizione e innovazione

Fuori gara il trio Albano-Ranieri-Morandi da una parte, i Maneskin dall’altra.

In gara Anna Oxa e Giorgia da una parte, Madame ed Elodie dall’altra.

Sanremo ha sapientemente messo insieme una ricetta a base di tradizione e novità, sempre in linea con la volontà di mettere insieme i gusti di differenti generazioni, come abbiamo ricordato sopra.

Da un punto di vista aziendalistico questo ci rimanda all’importanza di focalizzarsi sul proprio business model, ma al tempo stesso con un’attenzione particolare al nuovo, all’innovazione. Seguendo lo “schema-Sanremo”, si segue un’innovazione per gradi, che potremmo definire “incrementale” a dispetto di quella che è definibile “innovazione radicale”.

Si tratta di un tema tutt’altro che scontato e che può aprire un vivace dibattito: preferibile innovare per gradi o in modo radicale? Riccardo Illy, per esempio, alla presentazione del suo ultimo libro a Vicenza ha osservato di recente che a suo avviso l’imprenditoria italiana ha bisogno di un’innovazione radicale. Ma la soluzione è tutt’altro che scontata dato che per innovazioni radicali servono forti capitali e, soprattutto, è difficile ritornare sui propri passi in caso di errori di valutazione.

Una conclusione

Per una settimana in Italia si è parlato di Sanremo, affrontando temi leggeri che ci hanno distratto dalle questioni un po’ più serie e fonte anche di preoccupazioni (pensiamo alla Guerra e al contesto economico in primis).

Questa leggerezza fa bene anche in ambito aziendalistico perché, ad avviso di chi scrive, la fantasia e il problem-solving ci riescono meglio in un contesto in cui la mente è fresca e rilassata e anche fisicamente siamo riposati, senza le tensioni derivanti dal day by day.

Ecco perché è stato un bene parlare di Sanremo, pur per una settimana. Ora, però, torniamo al lavoro nelle nostre aziende e nei nostri studi, c’è da lavorare…

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