Quanto è umano il tuo digitale? 5 domande per imprenditori e manager delle PMI

Negli ultimi anni le piccole e medie imprese italiane hanno accelerato un percorso di digitalizzazione, con crescenti aperture all’intelligenza artificiale.

  1. Diffusione del digitale

Nel 2025 il 54% delle PMI italiane dichiara di investire nel digitale in modo significativo, ma solo il 19% lo fa in modo strutturato, con progetti realmente integrati nei processi aziendali.

Le principali barriere restano: connettività insufficiente per il 47%, carenza di competenze digitali per il 59%, e una forte debolezza nella formazione: il 38% non ritiene necessaria l’upskilling digitale.

  1. Crescita dell’IA nelle PMI

A livello nazionale, il mercato dell’IA ha avuto un vero boom: nel 2024 ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, segnando una crescita del +58% rispetto all’anno precedente.

Tra le PMI:

  • Solo 12% ha una strategia che include l’IA, mentre un ulteriore 40% ne riconosce il potenziale senza sapere come iniziare.
  • Solo il 9% dispone di competenze interne specifiche, e soltanto il 16,9% ha organizzato formazione ICT nel 2024.
  • Nonostante questo, l’88% delle PMI dichiara miglioramenti nella qualità dei prodotti grazie all’IA, il 38% segnala riduzione dei costi e il 68% ha già percepito un aumento dei profitti  .
  1. Priorità e prospettive per il 2025
  • Le previsioni indicano un +1,5% di aumento nei budget ICT per l’anno corrente, con l’intelligenza artificiale che si posiziona al terzo posto per investimento, subito dopo cybersecurity e business intelligence.
  • Cresce l’offerta di AI-as-a-Service, soluzioni “modulari” e accessibili via cloud che permettono anche alle PMI di accedere all’IA.

Ma adottare una strategia di innovazione tecnologica non può essere solo una scelta di vertice.

Capita che, dopo un primo entusiasmo, i titolari si accorgano che le nuove tecnologie generano stress, incomprensioni e calo della motivazione nei reparti operativi. Alcuni collaboratori temono di “non essere più utili”, altri si sentono sorvegliati o esclusi dalle decisioni.

La svolta: umanizzare il processo

L’azienda può fare tre mosse chiave:

  1. Ascoltare attivamente
    Realizzare incontri aperti con tutto il personale, guidata da un trainer, in cui si parli non solo delle tecnologie introdotte, ma di come queste cambiano le relazioni, le responsabilità, la giornata lavorativa. Il team può contribuire a riformulare le modalità d’uso degli strumenti digitali, con suggerimenti pratici.
  2. Impostare un percorso di Formazione mirata, con tutoraggio umano.  Si può affiancare a ogni operatore un tutor interno (non un consulente) per tre settimane. Questo favorisce l’apprendimento tra pari e riduce la sensazione di “dover diventare ingegneri” per usare i nuovi strumenti.
  3. Spazi digitali per idee e benessere
    Perché non fare un semplice forum aziendale dove ogni settimana si condividono miglioramenti, piccoli problemi o soluzioni?

5 domande guida per imprenditori e manager di PMI

La tua impresa sta davvero integrando la tecnologia in modo sostenibile, partecipato e generativo?

  1. Le persone sanno perché stiamo digitalizzando?
  • ❏ Abbiamo spiegato in modo semplice e trasparente gli obiettivi della digitalizzazione?
  • ❏ I collaboratori hanno potuto esprimere dubbi, paure, idee prima di introdurre nuovi strumenti?

Altrimenti, Rischi di attivare resistenza passiva o passività operativa.

  1. I nuovi strumenti amplificano o schiacciano le competenze?
  • ❏ Le tecnologie introdotte aiutano le persone a lavorare meglio, con meno fatica e più controllo?
  • ❏ Ci sono spazi per la creatività, il giudizio umano e l’autonomia, oppure tutto è diventato “meccanico”?

Altrimenti, stai riducendo il potenziale umano invece che potenziarlo.

  1. Stiamo formando solo sull’uso tecnico o anche sul senso del cambiamento?
  • ❏ Abbiamo offerto formazione su come usare i nuovi strumenti?
  • ❏ Abbiamo aperto momenti di dialogo su cosa cambia nel lavoro, nelle relazioni, nei ruoli?

Altrimenti, la competenza digitale rischia di rimanere sterile o formale.

  1. Abbiamo protetto il tempo e lo spazio delle relazioni umane?
  • ❏ Abbiamo regolato l’uso di dispositivi e piattaforme (es. orari, mail, riunioni)?
  • ❏ Abbiamo mantenuto (o creato) momenti “analogici” di ascolto, scambio e confronto?

Altrimenti, la connessione digitale può tradursi in disconnessione emotiva e sociale.

  1. Chi guida il cambiamento lo vive e lo incarna davvero?
  • ❏ I titolari e i responsabili usano gli strumenti in modo coerente e rispettoso?
  • ❏ La leadership è presente, accessibile e coinvolta nei momenti di transizione?

Se no: Le persone percepiranno la digitalizzazione come un’imposizione, non come un’opportunità.

Valutazione finale (spunta ogni casella “Sì”):

  • 0–2 Sì: Urge un ripensamento. Il digitale rischia di disumanizzare il lavoro.
  • 3–4 Sì: Buona base, ma serve maggiore coerenza e coinvolgimento.
  • 5 Sì: Ottimo! Il tuo digitale è al servizio delle persone e della cultura aziendale.

Consiglio operativo:

Sottoponi queste 5 domande anche ai tuoi collaboratori, in forma anonima o durante una riunione. Il confronto tra la tua percezione e la loro può diventare il punto di partenza per un vero percorso di crescita.

In sintesi.

  • La tecnologia non è mai neutra: va accompagnata, spiegata e adattata alle persone.
  • Coinvolgere il team prima, durante e dopo l’introduzione di nuovi strumenti fa la differenza.
  • L’umanizzazione del digitale non è un lusso: è una leva di produttività e consenso.

La frase su cui riflettere

“La tecnologia è ciò che ci permette di sognare più in grande e di agire meglio, se rimaniamo umani nel processo”, Satya Nadella, CEO di Microsoft.

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