Salvataggio Banca Popolare di Bari: il ruolo dei crediti deteriorati a un mese dalla crisi

Alla base del crac della Banca di Bari ci sono i crediti deteriorati. È quanto emerge, grazie anche al lavoro della magistratura, ad un mese di distanza dall’intervento del Governo sul tema.
Il Consiglio dei ministri infatti, nel dicembre 2019, ha dato l’ok al salvataggio della Banca Popolare di Bari, istituto di credito da tempo in difficoltà e da mesi in odore di crac finanziario.
Proprio per evitare il fallimento è stato emanato, per ragioni d’urgenza, un decreto legge che ha stanziato 900 milioni di euro; soldi che andranno ad Invitalia perché finanzi il Microcredito centrale che, a sua volta, acquisterà azioni della Popolare. Un intervento necessario sia per mettere al riparo i risparmiatori che per salvare la banca.
Un tracollo bancario che ha origine senz’altro da più cause, una della quali è la presenza di un elevato numero di crediti deteriorati (NPL) dannosi per i bilanci.
La situazione della Banca di Bari, a quasi un mese di distanza, rimane comunque critica tanto che ha iniziato a muoversi anche la magistratura di Bari. Sotto la lente di ingrandimento della Procura, infatti, sono finite alcune metodologie con le quali avveniva, verso grandi gruppi societari, l’erogazione del credito. Nel mirino, dalle notizie emerse, ci sono Parnasi e Maiora Group, ma anche le società Design 2000 e Isoldi Spa.
Su 30 milioni concessi alla Isoldi, per fare un esempio, ben 17 erano in sofferenza. Il gruppo Nitti chiese invece 13 milioni, di cui oltre 5 sarebbero ormai ritenuti irrecuperabili.
Quello dei 5 milioni di Nitti, ormai considerati persi, è un tipico esempio di crediti deteriorati (Npl) che non potranno, con alta probabilità, essere riscossi dal creditore.
Nitti non è naturalmente l’unico caso di questo tipo tanto che, secondo le indicazioni dei vertici, i crediti inesigibili della Banca di Bari sono il 25% del totale.
Come agire dunque in una situazione di questo tipo? Le soluzioni tendenzialmente sono due: o lo Stato inietta denaro fresco per comprare azioni della banca (come nel caso della Popolare di Bari) oppure vengono ceduti i crediti non riscossi ad una società di riscossione dei crediti. In entrambi i casi la Banca avrà a disposizione nuova liquidità.
Agire in situazioni così delicate, però, non è semplice e richiede esperienza nel settore. La riscossione dei crediti deteriorati, per esempio, può essere portata avanti solo da società solide, con le spalle larghe e da tempo attive nel settore.
Ma come giudicare l’affidabilità di una società che acquista, cede e gestisce gli Npl?
Una prima indicazione è sicuramente l’iscrizione, da parte della società, all’Albo Unico degli intermediari finanziari di Banca d’Italia. Informazione importante per il cliente perché chi è iscritto all’Albo, come da direttive UE, è sottoposto alle disposizioni di vigilanza per le banche.
Qualifica che Advancing Trade Spa, società bergamasca leader nella gestione e recupero crediti, possiede a pieno titolo.
Il servizio offerto da Advancing Trade Spa sui crediti bancari e finanziari – tramite la sua società AT Npl’s del gruppo WCM – è stato anche valutato da Standard & Poor come “special servicer of asset-backed securities (ABS) receivables in Italy”. Inoltre il network Pwc – diffuso in Italia e nel mondo – ha inserito Advancing Trade, nel suo ultimo rapporto, tra le migliori società di servicing.
Il primo contatto con Advancing Trade, per chi ha a che fare con crediti inesigibili, consiste in un audit per analizzare la condizione bancaria, finanziaria e commerciale. Soltanto in un secondo momento si parlerà del business plan, e quindi degli investimenti da mettere in campo.
Certo è che in situazioni così delicate, per una società di riscossione del credito, esperienza e competenza del personale sono fondamentali. A tal proposito Advancing Trade ha al suo interno professionisti qualificati esperti tanto sui portafogli secured e unsecured quanto sulla corretta analisi del prodotto.
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