Sofferenze aziendali, in Europa un’azienda su dieci è in difficoltà: l’analisi di Alvarez & Marsal

 Sofferenze aziendali, in Europa un’azienda su dieci è in difficoltà: l’analisi di Alvarez & Marsal

Quasi 1 società europea su 10 è in crisi e necessita di un turnaround aziendale, mentre in Italia il rapporto è 1 su 8. Ecco quanto emerge dal nuovo report della società di consulenza globale Alvarez & Marsal, Distress Alert (ADA)[1], che valuta le performance finanziarie e la solidità di bilancio di oltre 4.400[2] società in Europa.

Una società europea su dieci è in difficoltà e necessita di un turnaround, un dato in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Si prevede che questa cifra aumenti con il deterioramento delle performance, in particolare tra le imprese con un elevato livello di indebitamento. La ricerca, inoltre, mostra che il 20% delle imprese esaminate ha un bilancio fragile, un numero in leggero aumento rispetto all’anno precedente, il che è motivo di preoccupazione per la tenuta finanziaria in un momento in cui le scadenze dei prestiti incombono.

I SETTORI PIÙ COLPITI. Sebbene le sofferenze aziendali siano in costante aumento negli ultimi anni a livello generale a causa delle difficoltà causate dalla pandemia prima e dalla recessione macroeconomica poi, ci sono tuttavia significative differenze nelle performance all’interno dei diversi settori. I settori dei consumi (esclusi moda e alimentare)[3], della sanità e dell’industria manifatturiera hanno registrato i maggiori aumenti del livello di sofferenza nel 2022 rispetto al 2021.

I comparti dei beni di consumo, come i prodotti di elettronica, di articoli per la casa e di arredamento, così come gli ipermercati, hanno registrato un aumento delle sofferenze del 72% anno su anno, a causa di una marcata riduzione della spesa dei consumatori dovuta alla crisi, all’aumento del costo della vita e al conseguente aumento dei costi operativi.

Allo stesso modo, la percentuale di aziende del settore sanitario in difficoltà è aumentata del 47%, tra il 2021 e il 2022, mentre le sofferenze aziendali nell’industria manifatturiera sono cresciute del 39% nello stesso periodo, per via dell’incremento dei prezzi dell’energia e delle interruzioni della catena di approvvigionamento che hanno impattato su produttività e redditività.

VIAGGI, OSPITALITÀ E TEMPO LIBERO: SEGNALI POSITIVI. In questo comparto emergono alcuni aspetti positivi. Il numero di aziende del settore viaggi, ospitalità e tempo libero in difficoltà è diminuito del 63% nel periodo preso in esame, come riflesso del forte rimbalzo delle vendite dello scorso anno sulla spinta della domanda turistica compressa negli anni passati. Tuttavia, l’impatto della crisi del costo della vita non è ancora stato pienamente avvertito da molte compagnie di questo settore, che avranno bisogno di tenere sotto controllo la liquidità e la redditività nei prossimi mesi.

FOCUS ITALIA. Il mercato italiano è al quarto posto nel 2022 in termini di aumento della percentuale di imprese in difficoltà rispetto all’anno precedente: con il +1,7% per il 2022 sul 2021, segue i paesi GCC (Gulf Cooperation Council), Israele e Turchia (3,8%), i paesi nordici (4,7%) e la media dei paesi CEE (5,5%).

La percentuale di imprese in difficoltà in Italia è aumentata dal 6% del 2021 al 7,7% nel 2022. Commodities, media e intrattenimento, information technology: sono questi i settori che hanno dovuto affrontare i livelli più elevati di sofferenze aziendali nel 2022, seguiti da infrastrutture e logistica e dal settore manifatturiero. L’impennata dei prezzi dell’energia, inoltre, ha colpito anche il settore delle utilities perché molte aziende del comparto avevano già venduto contratti a prezzo fisso e questo non ha permesso di ribaltare gli aumenti sui consumatori.

Nel settore delle infrastrutture, e della logistica in particolare, le imprese hanno sofferto di un aumento significativo dei costi di trasporto, che ha contribuito a erodere i margini. Anche le aziende del settore automotive sono state colpite dall’aumento dei costi dell’energia, che ha costretto molti fornitori a ridurre la produzione, ma anche dalla carenza di materiali (in primis metalli).

Alberto Franzonecountry head di Alvarez&Marsal in Italia, ha dichiarato: “Le misure di sostegno legate al Covid e gli elevati livelli di liquidità hanno tenuto a galla le aziende in difficoltà per un lungo periodo, ma la situazione sta cambiando. Molte di esse hanno scadenze del debito nel 2024 e i consigli d’amministrazione devono ora affrontare la nuova realtà dell’inflazione, che sta riducendo la domanda, delle catene di approvvigionamento interrotte, dei tassi d’interesse più alti e di una maggiore cautela da parte dei finanziatori. Il nostro consiglio, sia per le aziende che per i finanziatori, è di iniziare ad agire ora per evitare uno scenario di turnaround più serio nel medio, o addirittura nel breve, termine”.

[1] L’indice analizza 18 KPI per creare due subscore: il punteggio di performance, basato sul conto economico dell’azienda e sui relativi KPI misurati rispetto ai pari di settore; e il punteggio di solidità, basato su dettagliati dati di bilancio. I punteggi sono assegnati su una scala da zero (forte impatto) a 10 (situazione molto solida). L’analisi copre le aziende private e pubbliche con un fatturato superiore a 20 milioni di euro.

[2] L’analisi LTM2022 copre 4.421 aziende. Le analisi FY2021, FY2020 e FY2019 coprono 11.528 società.

[3] Il settore dei beni di consumo (esclusi moda e alimentari) comprende ipermercati e superstore, negozi specializzati, negozi di elettronica, negozi di articoli per la casa e di arredamento, tra gli altri.

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