Stiamo assistendo a un cambio di paradigma epocale: in azienda il benessere dei lavoratori non è più considerato una gratificazione “accessoria”, ma una leva strategica per aumentare produttività, condivisione della cultura organizzativa e retention.
L’89% dei dipendenti dichiara di raggiungere performance più elevate mettendo la propria salute in cima alle priorità. E’ quanto emerge dal rapporto “State of Work-Life Wellness 2026” presentato oggi da Wellhub – piattaforma di servizi all-in-one per il benessere olistico in azienda – che ha condotto un sondaggio su oltre 5 mila dipendenti in 10 Paesi.
Il Corporate Wellness come motore di competitività
Il sondaggio rivela che le aziende con programmi strutturati di benessere per i dipendenti superano, in termini di competitività e ROI quelle che ne sono sprovviste. Ecco perché le aziende lungimiranti stanno rimodellando la propria strategia di benefit attorno a questa realtà, trattando il benessere non come un centro di costo, ma come il loro principale motore di performance.
“Stiamo assistendo a un cambiamento fondamentale: il benessere non è più considerato un benefit per i dipendenti, ma un acceleratore di produttività”, ha affermato Cesar Carvalho, CEO e Co-Founder di Wellhub. “Le organizzazioni di maggior successo stanno integrando il wellness nella loro strategia di gestione dei talenti perché i dipendenti sani non si sentono solo meglio: performano meglio, rimangono più a lungo e guidano i risultati di business”.
La ricerca suggerisce che l’investimento nel benessere rappresenta una delle strategie di gestione dei talenti con il ROI più elevato a disposizione, con benefici che si estendono ben oltre le metriche sanitarie tradizionali per includere coinvolgimento, fidelizzazione e guadagni misurabili in termini di performance.
Percorsi di benessere: fanno la differenza per il 60% dei dipendenti
I dati parlano chiaro. Il 90% dei dipendenti dichiara di aver sperimentato sintomi di burnout nell’ultimo anno e poco meno del 40% li ha accusati ogni settimana. E ancora: un ampio 60% dei professionisti che hanno beneficiato di percorsi di benessere riporta che la propria salute fisica è buona o in miglioramento, contro il 43% di quelli che non hanno partecipato a programmi per il Wellbeing.
E più in dettaglio:
- Il 79% dei lavoratori con programmi per il Wellbeing ha la percezione che il proprio lavoro conceda tempo per il benessere, contro il 55% di quelli senza.
- Il 77% è convinto che il dipartimento HR abbia a cuore la loro salute, contro il 38% di quelli senza.
- Il 90% ritiene di essere adeguatamente retribuito, contro il 57% dei lavoratori senza programmi per il Wellbeing
La Gen Z guida l’adozione del Wellness, fra App e terapia
I dipendenti più giovani stanno portando il carico emotivo e mentale più pesante. Tra i Millennial, il 56% riporta livelli di stress in aumento, mentre lo stesso vale per il 55% dei lavoratori della Gen Z, cifre che superano entrambe la crescita di stress percepita dai professionisti più maturi, come Baby Boomers 38% e Gen X 47%. E oltre allo stress generale, i gruppi più giovani sono i più propensi a segnalare sintomi frequenti di burnout.
In particolare, la Generazione Z sta ridefinendo cosa significhi prendersi cura di sé al lavoro. Non solo sono i più attivi nell’adozione di strumenti digitali per il benessere — il 72% utilizza app di wellness ogni settimana — ma sono anche i più propensi a considerare la terapia come essenziale per il proprio benessere. Oltre i due terzi dei dipendenti della Gen Z (68%) affermano che la terapia è cruciale per il loro benessere generale, rispetto al 59% dei Millennial, al 45% della Gen X e a solo il 33% dei Baby Boomer.
Verso un nuovo modello di successo professionale sostenibile
Il rapporto “State of Work-Life Wellness 2026” rivela che il cambiamento generazionale sta disegnando i contorni di un nuovo modello di successo professionale sostenibile, nel quale il supporto per la salute mentale, i ruoli flessibili e gli strumenti di benessere integrati sono parti non negoziabili dell’esperienza lavorativa. I lavoratori più giovani rifiutano, infatti, le nozioni obsolete di resilienza intesa come “resistere a tutti i costi” e stanno invece abbracciando approcci strutturati e proattivi alla cura di sé.
Spazi Wellness: meglio di Bar e “distributori di caffè”
Lo studio identifica i “terzi luoghi” focalizzati sul benessere – spazi al di fuori di casa e ufficio dove le persone si incontrano per connettersi e prendersi cura di sé – come il nuovo epicentro delle relazioni lavorative. I dipendenti si stanno allontanando da bar e caffetterie per convergere verso palestre, studi di yoga e hub wellness che fungono da destinazioni per ricaricarsi, gestire lo stress e costruire una comunità.
Il 91% degli intervistati afferma che questi spazi li aiutano a gestire le pressioni lavorative in modo più efficace, e il 74% li frequenta settimanalmente, con un dipendente su cinque che ci va quotidianamente. Lungi dall’essere semplici benefit, questi luoghi stanno diventando infrastrutture essenziali per il senso di appartenenza e la responsabilità, con il 22% dei rispondenti che si incontra con i colleghi negli spazi dedicati al benessere. Tuttavia, permangono delle barriere: la metà dei dipendenti cita la mancanza di tempo, mentre altri indicano la motivazione (27%) e il costo (23%).
