S&P Global PMI® Composito: la produzione dell’eurozona si contrae al tasso più elevato in quasi due anni

 S&P Global PMI® Composito: la produzione dell’eurozona si contrae al tasso più elevato in quasi due anni

Ad inizio del quarto trimestre l’economia dell’eurozona ha registrato la quarta contrazione mensile consecutiva dell’attività del settore privato. Il tasso di declino è stato il più forte da novembre 2020 e, escludendo i mesi affetti dalle restrizioni pandemiche, ha segnalato la contrazione più elevata dalla prima metà del 2013.

La riduzione più forte della produzione manifatturiera nel corso del mese di ottobre si è accompagnata al declino accelerato dell’attività dei servizi. Alla base delle contrazioni dei singoli settori, si sono registrati crolli dei nuovi ordini collegati dalle imprese campione all’incertezza, all’aumento dei prezzi e alle condizioni generalmente deboli della domanda. Ne consegue che il livello di lavoro inevaso dell’eurozona ha continuato a scivolare al ribasso mentre la fiducia è rimasta quasi invariata rispetto a settembre, mese in cui si è toccato il valore più basso dalla scossa iniziale della prima metà del 2020 causata dal Covid-19.

Allo stesso tempo, i tassi dei prezzi di acquisto e di vendita, dopo l’accelerazione del mese precedente, hanno indicato un rallentamento nel mese di ottobre. Tuttavia, la pressione generale sui prezzi è rimasta storicamente elevata.

L’Indice destagionalizzato S&P Global PMI della Produzione Composita dell’Eurozona di ottobre ha registrato per il quarto mese consecutivo un valore inferiore alla soglia di 50.0 che separa la crescita dalla contrazione. Rispetto a 48.1 di settembre, l’indice principale di ottobre è sceso a 47.3, il più basso da novembre 2020. Ciò indica una generale contrazione dell’attività economica dell’eurozona e, escluso il periodo pandemico, la più forte da aprile 2013. Tale declino rispecchia le maggiori contrazioni del manifatturiero e del terziario, con il primo settore che ha mostrato effetti negativi più significativi.

Dai dati raccolti in sede d’indagine, l’attività economica è stata trascinata al ribasso dall’indebolimento della domanda, dovuto in parte alla riduzione della spesa dei clienti causata generalmente dall’alta inflazione. Inoltre, si ritiene che a spingere in zona contrazione i livelli di produzione sono state anche le difficili condizioni dell’economia globale.

Classifica del PMI* Composito nazionale: ottobre

Irlanda 52.1 minimo in 2 mesi

Francia 50.2 (flash: 50.0) minimo in 19 mesi

Spagna 48.0 minimo in 9 mesi

Italia 45.8 minimo in 22 mesi

Germania 45.1 (flash: 44.1) minimo in 29 mesi

Tra le nazioni dell’eurozona monitorate dall’indagine, gli andamenti economici sono peggiorati. Malgrado Irlanda e Francia abbiano osservato un aumento dell’attività del settore privato, i rispettivi tassi di crescita sono rallentati rispetto a settembre. Desolati i contesti di altre nazioni quali Spagna, Italia e Germania che hanno tutte registrato contrazioni della produzione. Ancora una volta, la Germania ha registrato ad ottobre la prestazione peggiore con i dati dell’ultima indagine che hanno mostrato il più rapido deterioramento dell’economia da maggio 2020.

Ad ottobre, i nuovi ordini totali ricevuti dalle aziende dell’eurozona sono crollati per il quarto mese consecutivo. Il fattore citato come causa del crollo delle vendite è stata la generale debolezza delle condizioni della domanda. L’alto costo di beni e servizi ha costretto i clienti a ridurre la spesa, come si evince dai dati raccolti. La riduzione degli ordini ricevuti dal settore industriale è stata significativamente più forte di quella del flusso delle commesse terziarie. Anche gli ordini provenienti dall’estero, inclusi gli scambi intra eurozona, hanno indicato ad ottobre una forte contrazione.

La riduzione del flusso degli ordini ricevuti ha spinto le aziende dell’eurozona a concentrare le risorse in eccesso sul completamento del lavoro inevaso, in contrazione ad ottobre per il quarto mese consecutivo. Questo andamento è dovuto soltanto ai dati del manifatturiero visto che il terziario ha indicato un marginale incremento degli ordini in giacenza.

Rispecchiando le sempre più difficili condizioni di crescita per le aziende dell’eurozona, il livello di fiducia sulle prospettive future si è posizionato su un valore quasi simile a quello di settembre, mese in cui si è toccato il minimo in quasi due anni e mezzo. La persistenza di un’alta inflazione, la crisi energetica, la prolungata contrazione economica e l’incremento dei tassi di interesse sono le ragioni citate dalle aziende a causare pessimismo negli affari nell’anno a venire.

Anche se gli indicatori dell’indagine di ottobre hanno evidenziato un peggioramento delle condizioni economiche nei paesi dell’eurozona, i dati PMI hanno sottolineato il ventunesimo incremento mensile consecutivo dei livelli generali dell’occupazione. Il tasso di creazione di posti di lavoro si è mostrato nel complesso abbastanza forte, ma tra i più deboli avutisi nell’ultimo anno e mezzo.

Ancora una volta si è registrata ad ottobre un’elevata pressione sui costi, che rispecchia le alte spese operative legate all’energia, ai salari, ai trasporti e al costo di alcune materie prime. Il tasso di inflazione dei costi è rallentato rispetto al valore più alto in tre mesi di settembre pur restando maggiore rispetto a gran parte dei mesi precedenti al 2022. Come risposta, i prezzi di vendita sono aumentati, anche se meno di settembre.

S&P Global PMI® del Terziario dell’eurozona

L’Indice S&P Global PMI dell’Attività Terziaria dell’eurozona è scivolato a ottobre a 48.6, diminuendo rispetto a 48.8 di settembre e segnalando la terza contrazione mensile consecutiva dell’attività terziaria. Il tasso di declino è stato il più veloce da febbraio 2021, ma nel complesso modesto.

Il livello dell’attività è stato spinto al ribasso dal peggioramento della domanda. Il flusso delle commesse ricevute ad ottobre dal terziario dell’eurozona si è contratto per il quarto mese consecutivo. Simile è stato il caso della produzione che ha indicato il più forte declino da febbraio 2021.

Ciononostante, la capacità operativa di ottobre è stata messa alla prova, come evidenzia l’incremento delle commesse inevase. Il tasso di accumulo degli ordini in giacenza è stato comunque solo marginale.

All’inizio del quarto trimestre, le aziende terziarie hanno continuato ad assumere personale aggiuntivo, con un tasso di creazione occupazionale che ha continuato ad essere più forte della media storica dell’indagine. Si è registrato un leggero rialzo delle aspettative economiche future, anche se il livello di fiducia è stato il secondo più debole da maggio 2020.

Infine, i costi operativi del terziario sono di nuovo aumentati nettamente ad ottobre con le aziende che hanno scelto di trasferire questi incrementi, almeno in parte, sui clienti finali attraverso prezzi di vendita più alti. Ciò detto, i tassi d’inflazione sono diminuiti in ambedue i casi.

Commento

Analizzando i dati finali del PMI Composito dell’eurozona, Joe Hayes, Senior Economist presso S&P Global Market Intelligence, ha dichiarato: “Dopo la debolezza dell’’indice PMI e dei dati PIL ufficiali del terzo trimestre, gli ultimi risultati dell’indagine di inizio quarto trimestre suggeriscono che l’economia dell’eurozona è ormai avviata verso una recessione invernale. L’alta inflazione sta riducendo la domanda e sta danneggiando la fiducia. Anche i timori che la crisi energetica possa intensificarsi nel periodo invernale stanno alimentando l’incertezza e influenzano le politiche decisionali. Per contenere l’inflazione la BCE vorrà tuttavia proseguire con le restrizioni monetarie. I dati PMI di ottobre suggeriscono che nell’eurozona le pressioni inflazionistiche sono rimaste estremamente elevate. Abbiamo però osservato toni in qualche modo accomodanti nella retorica inerente alle decisioni politiche di ottobre della BCE, che mostrano chiaramente quanto il Consiglio direttivo nutra timori sul rapido deterioramento delle aspettative economiche future. Nei prossimi mesi, un peggioramento significativo delle condizioni economiche potrebbe costringere i responsabili delle politiche a prendere decisioni difficili riguardanti l’entità dell’inasprimento monetario, nel timore che possa essere troppo aggressivo prolungando quindi il periodo di contrazione”.

Photo by Mika Baumeister on Unsplash

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