Le attività svolte dalle imprese nei processi di transizione green, da cui derivano la riduzione delle emissioni inquinanti e il crescente utilizzo di tecnologie pulite, sono decisive per il conseguimento degli obiettivi, in molti casi ambiziosi, delle politiche economiche e industriali definite a livello nazionale ed europeo. Sullo sfondo la necessità di conciliare l’adozione di misure di sostenibilità ambientale con adeguati livelli di performance economica delle imprese, un trade off reso più complesso nell’attuale fase del ciclo economico caratterizzato dalla persistenza di un elevato costo del credito, una crisi della manifattura – più grave per moda, automotive e meccanica – e lo scoppio della guerra dei dazi. Una analisi dei dati recentemente rilasciati dall’Istat consente di valutare gli investimenti e le azioni delle imprese manifatturiere per migliorare la sostenibilità ambientale.
Il 59,0% delle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti ha realizzato nel 2021-2022 almeno un’azione volta a migliorare la sostenibilità ambientale della propria attività. La dimensione aziendale influenza positivamente la propensione alla sostenibilità, che rimane tuttavia rilevante anche nelle piccole imprese: è del 55,4% la quota delle imprese tra 10 e 49 addetti che realizzano almeno un’azione per migliorare la sostenibilità ambientale.
I temi dell’orientamento alle sostenibilità delle piccole imprese sono stati al centro del 3° Forum sulla Sostenibilità di Confartigianato che si è svolto a Roma, presso l’Auditorium Antonianum.
Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli sottolinea: “La sostenibilità non è più una parola astratta. È una necessità che impone una responsabilità condivisa da parte di tutti, in primis gli artigiani e le piccole imprese, per preservare il valore delle cose. Noi siamo, quindi, per una sostenibilità che non esclude, ma coinvolge. Che non ostacola, ma stimola. Che non guarda al passato con nostalgia, ma al futuro con responsabilità. Per noi vale l’equazione sostenibilità uguale a competitività, oltre le ideologie e gli adempimenti. E’ questa sostenibilità che rende possibile una cultura artigiana del futuro che sa valorizzare il passato ma è capace di guardare avanti. Non basta possedere e consumare: dobbiamo imparare a conservare, curare, riparare, trasmettere, perché in ogni cosa che facciamo c’è una parte di noi”.
Il trattamento dei rifiuti è l’azione più diffusa e viene realizzata dall’86,5% delle imprese che hanno effettuato interventi per la sostenibilità. Seguono il monitoraggio dell’inquinamento ambientale (62,4%), la predisposizione di piani di miglioramento dell’efficienza energetica (43,4%), l’uso di materiali riciclati (35,0%), l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (30,2%), il monitoraggio dei consumi idrici (29,9%), il monitoraggio delle emissioni di CO2 (16,9%), il riutilizzo e riciclo acque di scarico (15,5%), l’efficientamento del sistema di trasporto aziendale (13,2%), l’attività per favorire l’economia circolare (12,4%) e i piani per la mobilità sostenibile del personale (8,8%) mentre sono meno diffuse le attività per gestire gli impatti sulla biodiversità (2,0%).
Il 37,7% delle piccole imprese manifatturiere (10-49 addetti) ha sostenuto investimenti per una gestione più efficiente e sostenibile dell’energia e dei trasporti. Tra questi si osserva una maggiore diffusione per l’installazione di macchinari e impianti ad alta efficienza energetica (61,9% delle imprese che hanno investito) e di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (42,0%), seguite da acquisto veicoli a basse emissioni (elettrici, ibridi o alimentati a gas) (29,7%), isolamento termico edifici e realizzazione di edifici a basso consumo energetico (20,4%), installazione impianti per la produzione di energia termica rinnovabile (7,7%) e installazione di impianti di cogenerazione/trigenerazione per recupero calore (6,9%).
L’analisi su microdati di impresa svolta dall’Istat conferma la presenza di una relazione positiva tra sostenibilità e produttività nelle imprese che risultano maggiormente impegnate nella tutela dell’ambiente, soprattutto in connessione all’utilizzo di fonti rinnovabili e all’efficientamento energetico.
Investimenti green da rilanciare – Ulteriori evidenze sull’attività delle imprese impegnate nella transizione green arrivano dal sistema Excelsior di Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, secondo il quale le imprese che investono in tecnologie green sono passate dal 24,7% del 2022 al 25,2% nel 2023 – un aumento guidato dalla necessità di ammortizzare l’impatto del caro-energia – per poi discendere al 23,5% nel 2024 a seguito del décalage della propensione a investire causato dalla stretta monetaria. Oltre agli elevati oneri finanziari, sulla debolezza degli investimenti pesa la scarsa efficacia del piano ‘Transizione 5.0’: secondo il monitoraggio del GSE, al 3 giugno 2025 risulta utilizzato e prenotato solo il 16,6% dei 6,2 miliardi di euro di risorse disponibili per i crediti d’imposta. Il piano avrebbe potuto sostenere investimenti per l’innovazione, la digitalizzazione, l’efficienza energetica e la crescita della produttività, controbilanciando gli effetti della politica monetaria deflazionistica che nel corso del 2024 ha indotto una riduzione degli investimenti in macchinari e impianti di 3,8 miliardi euro. Positivo è il ritorno in territorio positivo (+0,6%) della dinamica tendenziale degli investimenti in macchinari e impianti dopo quattro trimestri consecutivi di calo.
Strategiche le competenze green – I processi di transizione ambientale delle imprese, insieme a un adeguato livello di investimenti, richiede alle imprese la disponibilità di competenze specifiche. Sempre secondo i dati di Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel 2024, l’attitudine al risparmio energetico e alla riduzione dell’impatto ambientale è una competenza richiesta con un grado di importanza elevata nel 42,9% delle assunzioni programmate dalle imprese mentre le competenze di gestione di prodotti e tecnologie green, pur con una diffusione più limitata, è comunque richiesta con un’importanza elevata nel 18,5% delle assunzioni programmate dalle imprese dalla manifattura.
Imprese manifatturiere che hanno realizzato almeno un’azione o un investimento in sostenibilità ambientale per ripartizione territoriale e classe dimensionale
2021-2022 % imprese con 10 addetti e oltre – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Trend investimenti in macchinari e impianti
I trim. 2021-I trim. 2025, var. % tendenziale, a prezzi costanti – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat