Up & Down: come cambia il rischio delle imprese

I movimenti in atto hanno peggiorato il profilo di rischio delle microimprese e hanno reso più polarizzata verso le code la distribuzione per Cerved Group Score delle PMI e delle grandi aziende, con una maggiore presenza di società sia nelle classi più sicure sia nelle classi più rischiose. Complessivamente, ad aprile 2015 sono 61 mila le società in area di ‘sicurezza’ (di queste, 30 mila sono PMI), esposte per 203 miliardi verso il sistema finanziario e 90 mila le società in area di ‘rischio’ (21 mila PMI) con 177 miliardi di debiti. In base alle probabilità di insolvenza dei modelli del CGS, si stima un volume di default1 pari a 29 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 26,8 miliardi dell’anno precedente. L’aumento è attribuibile all’incremento stimato per le grandi aziende (da 5,1 a 8,2 miliardi), spiegato dal maggior volume di debiti finanziari in capo a imprese classificate in area di rischio. Viceversa il volume dei default attesi si riduce per PMI e microimprese – rispettivamente, da 13,5 a 13,2 miliardi e da 8,1 a 7,6 miliardi di euro –, a causa del minor volume di debiti finanziari concessi.
I dati per settore indicano dinamiche differenziate, con un miglioramento limitato ai comparti caratterizzati da distribuzioni migliori: tra aprile 2014 e aprile 2015 il numero di upgrade supera quello di downgrade solo nell’industria e nell’energia e nelle utility. La presenza di imprese in area di ‘sicurezza’, varia in modo significativo tra i settori, dal 18% della manifattura a solo il 3% nelle costruzioni. Le differenze sono ancora più marcate se si considera la distribuzione dei debiti finanziari per classe di rischio delle società che li hanno in bilancio: nell’edilizia, ogni 100 euro di debiti, 42 sono in capo a società ‘rischiose’ e 42 a società ‘vulnerabili’; le percentuali sono dell’8,5% e del 10,5% nell’energia e nell’utility, il comparto con la distribuzione migliore.
Tra aprile 2014 e aprile 2015 il numero di downgrade ha superato quello di upgrade in tutta la Penisola, ma nel Nord il bilancio è positivo se si restringe il campo di osservazione alle PMI. I dati evidenziano forti differenze territoriali: la presenza di società in area di rischio varia da percentuali al di sotto del 14% in Valle d’Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia al 30% della Calabria e al 25% del Molise. Il maggior rischio del Mezzogiorno è ancor più evidente se si osserva la distribuzione dei debiti finanziari per area di rischio: su 100 euro di debiti contratti da società meridionali, 29 euro sono a rischio e 36 sono ‘vulnerabili’; nel Nord Ovest, le rispettive percentuali sono del 14,1% e del 26,6%.
1. Il concetto di default a cui si fa qui riferimento include fallimenti, procedure concorsuali (compresi gli accordi di ristrutturazione del debito ex. articolo 182 LF), oltre a protesti e pregiudizievoli rilevanti. È assimilabile ad un default bancario che comprende sofferenze ed incagli, e quindi più ristretto rispetto alla definizione di esposizioni deteriorate di Banca d’Italia, che comprende anche i past due a 90 giorni.
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