World Economic Forum: Italia ancora debole nei ranking di competitività

L’indice approfondisce 12 aspetti della competitività di un paese, che possono essere raggruppati in tre macroaree: requisiti di base (istituzioni, infrastrutture, ambiente macroeconomico, sanità e istruzione di base); stimolatori dell’efficienza (alta formazione, efficienza dei mercati dei beni, efficienza del mercato del lavoro, sviluppo del mercato finanziario, sviluppo tecnologico, dimensioni del mercato) e fattori di innovazione e sofisticatezza (sofisticatezza del business e innovazione).
Rispetto alle altre economie più avanzate, l’Italia evidenzia punti di debolezza sui fondamentali, come il funzionamento delle istituzioni (106° su 144), la ridotta efficienza del mercato del lavoro (136°), la pressione fiscale (134°) e la criticità dell’attuale scenario macroeconomico (108°). Tra i punti di forza, invece la sofisticatezza del business (25°) e le dimensioni del mercato locale (12°).
«La lettura dei dati deve tenere conto del fatto che si tratta prevalentemente di dati dipercezione», affermano Dubini e Saviozzi, «ma le criticità emerse sono reali e confermate da altre ricerche svolte a livello internazionale e devono quindi essere tenuta in debita considerazione. Certo, sui risultati pesa anche il metro di paragone adottato in sede di valutazione: nel caso dell’Italia il confronto con le economie più sviluppate può essere penalizzante e sono evidenti le aspettative di un rapido riallineamento rispetto ai benchmark di riferimento. Una lettura appropriata dell’indice è dunque quella che sottolinea le aree di forza e di debolezza di un sistema paese e gli spostamenti nel tempo, più che le posizioni assolute».
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