World Economic Forum: Italia ancora debole nei ranking di competitività

 World Economic Forum: Italia ancora debole nei ranking di competitività

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[dropcap]L’[/dropcap]Italia è ancora una volta nelle posizioni di rincalzo nel Global Competitiveness Report 2014-2015 del World Economic Forum, confermando il 49° posto su 144 paesi dello scorso anno e attestandosi tra le economie europee più deboli nel ranking (peggio fanno solo paesi come Bulgaria, Romania e la Grecia). Il rapporto misura la competitività attraverso un set di indicatori basati prevalentemente sulla percezione dei manager. In Italia la ricerca viene realizzata per conto del Wef da parte della Divisione Ricerche di SDA Bocconi ed è coordinata da Paola Dubini e Francesco Saviozzi.

L’indice approfondisce 12 aspetti della competitività di un paese, che possono essere raggruppati in tre macroaree: requisiti di base (istituzioni, infrastrutture, ambiente macroeconomico, sanità e istruzione di base); stimolatori dell’efficienza (alta formazione, efficienza dei mercati dei beni, efficienza del mercato del lavoro, sviluppo del mercato finanziario, sviluppo tecnologico, dimensioni del mercato) e fattori di innovazione e sofisticatezza (sofisticatezza del business e innovazione).

Rispetto alle altre economie più avanzate, l’Italia evidenzia punti di debolezza sui fondamentali, come il funzionamento delle istituzioni (106° su 144), la ridotta efficienza del mercato del lavoro (136°), la pressione fiscale (134°) e la criticità dell’attuale scenario macroeconomico (108°). Tra i punti di forza, invece la sofisticatezza del business (25°) e le dimensioni del mercato locale (12°).

«La lettura dei dati deve tenere conto del fatto che si tratta prevalentemente di dati dipercezione», affermano Dubini e Saviozzi, «ma le criticità emerse sono reali e confermate da altre ricerche svolte a livello internazionale e devono quindi essere tenuta in debita considerazione. Certo, sui risultati pesa anche il metro di paragone adottato in sede di valutazione: nel caso dell’Italia il confronto con le economie più sviluppate può essere penalizzante e sono evidenti le aspettative di un rapido riallineamento rispetto ai benchmark di riferimento. Una lettura appropriata dell’indice è dunque quella che sottolinea le aree di forza e di debolezza di un sistema paese e gli spostamenti nel tempo, più che le posizioni assolute».

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