Gabbrielli (Presidente Piccola Industria Confindustria Toscana): «Per il Covid soffre il Paese, ma la Toscana soffre di più»

 Gabbrielli (Presidente Piccola Industria Confindustria Toscana): «Per il Covid soffre il Paese, ma la Toscana soffre di più»

Con questa intervista a Stefano Gabbrielli (nella foto sopra), presidente di Piccola Industria Confindustria Toscana, Il Giornale delle PMI inizia un viaggio nel nostro Paese, per capire come le piccole imprese stanno affrontando l’urto della pandemia e di cosa avrebbero bisogno per ripartire dopo la crisi del Covid-19.

Dopo la grande crisi del 2008, qual è stata la reazione del sistema imprenditoriale toscano e, in particolare, del mondo della piccola impresa?

Export e turismo hanno contribuito a limitare i gravi danni di quella crisi e a porre le basi per la successiva ripresa che, seppur lenta, ha consentito di recuperare parzialmente quanto avevamo perso. Dal 2008 ad oggi il valore delle esportazioni toscane è infatti aumentato di quasi il 70% grazie soprattutto alle brillanti performance del farmaceutico e della moda; una ripresa che le piccole imprese hanno fatto più fatica ad agganciare per le ridotte dimensioni e la minor apertura sui mercati internazionali.

Quali settori hanno risentito di più della crisi e quali si sono mostrati più resilienti?

Stiamo vivendo una fase complicata: soffre il Paese, ma la Toscana soffre di più per due motivi. Il primo è che la pandemia ci ha trovati già indeboliti: nel 2019 la nostra crescita in termini di PIL è stata molto contenuta e l’export non è comunque riuscito del tutto a compensare un mercato interno fermo da anni. Il secondo deriva dalle caratteristiche strutturali del nostro tessuto economico: nella fase 1 dell’emergenza sanitaria il lockdown ha penalizzato i settori meglio rappresentanti nella nostra regione, penso al sistema moda e alla meccanica, ma anche al turismo che ha visto in quei mesi un calo del fatturato vicino al 100%. Oggi questi settori scontano ancora grandi difficoltà nella ripresa per la caduta della domanda, sia interna che estera, vanno invece meglio l’industria alimentare e la farmaceutica.

Qual è il profilo tipico della piccola industria toscana?

Carattere familiare, struttura flessibile e forte interconnessione con il territorio. Sono sicuramente le nostre caratteristiche e i nostri punti di forza. Dobbiamo invece accelerare sui percorsi di digitalizzazione e internazionalizzazione.

Quali sono le problematiche più comuni con le quali si misurano le piccole aziende toscane e di cosa avrebbero bisogno per migliorare il proprio profilo competitivo e di mercato?

Soprattutto di due cose: una spinta agli investimenti che possa consentire anche un accesso più agevole al mercato del capitale di rischio e di debito e un’azione forte di semplificazione a tutti i livelli. Servono poi risorse finanziare per evitare che le piccole imprese siano trascinate via da una crisi di liquidità.

Come ha impattato finora la crisi del Covid-19 e quali sono le prospettive per il prossimo futuro?

Possiamo dire che il Covid 19 ha rappresentato uno shock economico senza precedenti per la nostra economia e il dato certo, al momento, è l’incertezza. Se non sappiamo come evolverà la situazione sanitaria, sappiamo però che arriveranno dall’Europa tante risorse sia dal piano Next Generation EU sia dalla programmazione del nuovo ciclo di Fondi europei 2021-2017; la sfida è non sprecare questa grande occasione e avviare finalmente quei cambiamenti strutturali di cui l’Italia ha bisogno da un ventennio.

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