IHS Markit Flash PMI: con l’allentamento delle misure restrittive, si allevia la contrazione economica dell’eurozona

 IHS Markit Flash PMI: con l’allentamento delle misure restrittive, si allevia la contrazione economica dell’eurozona

A maggio, dalla stima dei dati flash dell’indagine PMI®, a causa delle misure restrittive messe in atto per limitare la diffusione del Covid-19, l’economia dell’eurozona resta bloccata nella più forte crisi mai registrata prima. Tuttavia, visto che parte dell’economia ha iniziato a riemergere per via dell’allentamento delle restrizioni, il tasso di contrazione è rallentato.

La lettura dei dati flash del PMI® IHS Markit Composito dell’eurozona ha indicato una crescita dal record minimo assoluto di 13.6 registrato lo scorso aprile segnando a maggio 30.5, il valore più alto da febbraio. Mantenendosi nettamente al di sotto del livello di non cambiamento di 50.0, l’indice PMI ha registrato il terzo calo mensile consecutivo della produzione continuando a superare i record negativi storici toccati prima dell’insorgenza del Covid-19. Il precedente valore minimo era stato registrato all’apice della crisi finanziaria globale a febbraio 2009.

Ancora una volta, la ragione più comunemente citata dalle aziende monitorate è stata la pandemia, che ha causato la chiusura capillare delle attività non essenziali, interrompendo la catena distributiva e colpendo la domanda della gran parte di beni e servizi.

La risalita dell’indice PMI ha tuttavia registrato un ritmo di contrazione molto più debole del crollo record di aprile. Sia nel manifatturiero che terziario si sono registrati tassi di declino più lenti, rispecchiando la riduzione del numero delle aziende che ha riportato una minore attività e l’aumento di quelle che hanno indicato un miglioramento.

Da 12.0 dello scorso aprile, l’indice relativo al settore terziario di maggio si è risollevato fino a 28.7, il valore più alto da febbraio, ma il distanziamento sociale ed altre misure restrittive per limitare il contagio hanno continuato a colpire duramente attività come alberghi, ristoranti, viaggi e turismo ed altri settori direttamente rivolti al consumatore, che hanno segnalato il terzo e più severo calo mai registrato prima.

Allo stesso tempo, l’indice di produzione del settore manifatturiero di maggio, da 18.1 di aprile, è aumentato a 35.4 anche se continua ad indicare un rapido tasso di contrazione.

Ne consegue che i posti di lavoro hanno continuato a diminuire ad un tasso che non si era mai visto prima delle restrizioni dovute al Covid-19, che è rallentato solo leggermente rispetto al record di aprile. Il tasso relativo ai tagli occupazionali è stato simile nel terziario e nel manifatturiero, poiché ambedue i settori hanno cercato di ridurre la capacità produttiva parallelamente all’indebolimento della domanda.

È stato spesso citato l’utilizzo della cassa integrazione come necessità di ridurre i costi del personale a breve termine, ma il mantenimento dei posti di lavoro nel più lungo termine dipenderà dalla rapidità di ripresa del mercato. A maggio, il lavoro inevaso ha di nuovo indicato un forte decremento, registrando la seconda più forte contrazione di sempre.

Gli indicatori anticipatori delle tendenze sono migliorati, anche se da livelli minimi. Il flusso totale dei nuovi ordini è diminuito segnando il terzo valore storico peggiore, con ancora un crollo della domanda sia di beni che di servizi, ma mostrando tuttavia il calo minore in tre mesi, segno forse che la tendenza recessiva ha toccato il fondo.

Le aspettative per la produzione dei prossimi 12 mesi sono nel frattempo migliorate per il secondo mese consecutivo, rispetto al minimo record di marzo. Il tasso di pessimismo ha continuato a superare l’ottimismo e il livello generale di fiducia è rimasto inferiore ai minimi toccati prima della pandemia.

Con gli sconti per stimolare la domanda, i prezzi medi di vendita di beni e servizi sono diminuiti notevolmente per il terzo mese consecutivo registrando una delle maggiori contrazioni storiche. Se nel settore terziario il tasso di contrazione dei prezzi è leggermente rallentato, nel manifatturiero ha continuato a peggiorare al tasso più rapido da ottobre 2009.

Spesso il taglio dei prezzi di acquisto è stato facilitato dalla diminuzione dei costi. Questi ultimi, dopo il crollo al ritmo più forte da luglio 2009 di aprile, sono fortemente diminuiti di nuovo a maggio ed il cui ritmo di contrazione ha rallentato solo di poco nel terziario mentre nel manifatturiero ha raggiunto il valore più rapido in più di quattro anni.

Seguendo l’andamento nazionale, rispetto al crollo senza precedenti cui abbiamo assistito ad aprile, i tassi di declino della produzione hanno indicato un rallentamento in Francia e Germania ma anche nel complesso degli altri paesi dell’eurozona, anche se in ciascuno di essi i ritmi di contrazioni sono rimasti peggiori dei valori precedenti alla pandemia da Covid-19. Ancora una volta la Germania ha indicato un calo poco più modesto della Francia mentre il resto dell’eurozona ha registrato valori recessivi più forti.

Commento

Commentando i dati PMI Flash, Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit ha dichiarato: “Anche se gli ultimi dati hanno dato segnali rassicuranti mostrando che forse il peggio della contrazione è stato raggiunto ad aprile, l’indagine di maggio ha riportato un ulteriore collasso dell’attività dell’eurozona. Il PIL del secondo trimestre probabilmente crollerà ad un tasso senza precedenti, con una contrazione di circa il 10% rispetto al primo trimestre. L’aumento del PMI fa sperare che questa tendenza recessiva continui a diminuire, anche perché andando verso l’estate, le restrizioni dovrebbero allentarsi sempre di più. A maggio tutte le nazioni dell’eurozona hanno allentato in certa misura le misure restrittive di contenimento del Covid-19, aiutando la riduzione del tasso di declino economico. Ad ogni modo, se nei prossimi mesi sono previsti ulteriori allentamenti, alcune misure per contenere il virus rimarranno in atto sino a quando non si troverà una cura effettiva o un vaccino. Una ulteriore preoccupazione è che la domanda possibilmente rimarrà molto debole ancora a lungo. Tale scenario potrebbe aggiungere ulteriori pressioni sulle aziende dal punto di vista dei tagli occupazionali, considerando che gli schemi governativi di mantenimento dei posti di lavoro volgeranno al termine. Ci aspettiamo quindi durante il 2020 un crollo del PIL di quasi il 9% e che la ripresa completa richiederà svariati anni”.

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